CAPITOLA
II
IL MODO DI
REGOLARSI
1. REGOLARIZZAZIONE
ORGANICA. - Il gioco delle facoltà mentali ed in particolare
della volontà dipende strettamente dallo stato organico. Prima d'avere
acquistato lo sviluppo psichico necessario per influenzare le
diverse funzioni con la concentrazione dell'attenzione sopra una
immagine ideativa, si regolerà il proprio stato fisico, applicando
la propria volontà per imporsi un'igiene razionale. La direttiva di
questa igiene consiste nell'evitare scrupolosamente ogni causa d'intossicazione:
« l'intossicato, ha scritto giustamente il dottor Gastone Durville,
sente e vede attraverso le proprie tossine ».
La psicoterapia propriamente
detta fallisce quando, parallelamente alla sua applicazione, il
malato non è stato sottomesso ad un regime che determina l'eliminazione
dei diversi veleni che ir.; ombrano gli organi. Quando la massa
cerebrale trae il suo nutrime-to da tin sangue viziato avvertiamo un
malessere, con disposizione all'inerzia e non tardano quindi ad
apparire gravissimi disturbi. Una leggera intossicazione basta ad
annullare lo slancio dello spirito, a creare il pessimismo, la
tristezza, l'abbattimento, il timore e la fatica.
Gli individui di robusta
costituzione non risentono immediatamente la conseguenza psichica
delle diverse cause d'intossicazione, salvo una certa pesantezza del
capo, che sopraggiunge specialmente dopo i pasti, ma presto
o tardi l'artritismo sotto le sue diverse forme
àltera la loro vitalità generale, diminuisce il loro potere per il
lavoro cerebrale, e turba il loro sistema nervoso. Sia questi che
gli organismi deboli, delicati, mal sicuri proveranno un vero
rinnovamento osservando le regole seguenti.
Un'alimentazione razionale,
una abbondante ossigenazione del sangue, una circolazione omogenea
sono le tre condizioni primordiali per l'equilibrio fisiologico che,
liberando la volontà da ogni ingombro interiore, la pone nelle
migliori condizioni di sviluppo. In primo luogo, è necessario
regolare la propria alimentazione scartando risolutamente dalla
propria tavola i commestibili ipertossici. Anche quando, malgrado l'uso
di questi ultimi, le funzioni eliminatorie si compiono perfettamente,
lo fanno soltanto per mezzo di un lavoro interno laborioso, che
esige uno spreco di forze nervose, delle quali si trova così privata
la facoltà volitiva. Questa prima misura qualitativa va di pari
passo con la restrizione quantitativa delle ingestioni. La quantità
esatta d'alimenti che basta. a ciascuno varia secondo la natura, la
professione, il clima, ma non possiamo dare, a proposito di ciò, un
criterio assoluto: un pasto è troppo abbondante se occasiona il
minimo appesantimento.
Ecco, secondo i dottori
Pascault e Carton, la nomenclatura di due serie di cibi che figurano
di solito sulle nostre tavole. La' prima raccomandata a coloro che
tengono allo sviluppo integrale della propria volontà, mentre la
seconda. è formalmente controindicata. Ogni cosa che non figura
nelle due liste si deve usare con moderazione.
Prima serie : alimenti
raccomandati. Cosciotto, costolette, prosciutto, bistecche ai ferri,
coniglio, pollo, piccione, griviera, formaggio di Brie, olandese,
svizzero, burro, ostriche, sogliole, asello, legumi freschi,
patate,, riso, castagne, porri, carciofi, spinaci, cocomeri, in.
2. CONTROLLO DEL SONNO.
- È indispensabile per fare sparire
completamente la stanchezza d'ogni giorno, un sonno placido e
sufficiente. Ci svegliamo allora senza stanchezza. Ci alziamo
volontieri e la giornata comincia con una sensazione di benessere.
La mente lucida ed il corpo vivace presentano un massimo di potenza
e di resistenza di fronte alle difficoltà cerebrali ed agli sforzi
materiali. L'uomo che dorme bene pensa, sente ed agisce nella
pienezza delle proprie facoltà.
L'aspetto esteriore risente
dei benefici delle notti ben passate. Il colorito di chi dorme
normalmente è fresco, lo sguardo chiaro, i
tratti sono calmi, la voce ha tutto il suo
timbro e l'articolazione ha la sua intiera nettezza.
Infine, dormire bene conserva
bene: ogni ora concessa a Morfeo è una vera
interruzione della vita, cioè dell'età. Al
contrario, la mancanza di sonno deprime e logora
rapidamente. Oltre alla stanchezza esagerata causata
dalle notti bianche, queste possono produrre i più
gravi disturbi nervosi, i quali, si può dire,
facilitano ogni altro disturbo. La mancanza
di riposo ed il difetto di assimilazione che le notti insonni
comportano, pongono l'or ganismo in uno stato di resistenza
minima di fronte alle intossicazioni di ogni specie,
all'invasione microbica, al l'azione delle
intemperie, alle emozioni violente, alle
ferite; in una parola, a tutti gli assalti che possono su
birsi.
Oltre a queste ragioni
puramente igieniche e d'interesse indiretto per la volontà, l'esercizio
d i questa, nel momento che ci diamo al sonno, è estremamente
efficace. Ridurre alla passività l'automatismo psicologico, in
rapporto al quale l'afflusso dei pensieri continua durante il riposo,
richiede un'attenzione, un autocontrollo alle volte considerevole,
la cui messa in azione permette di fare un gran passo nella
subordinazione delle attività interiori alla volontà riflessa.
E questo esattamente è il
modo per procedere: In primo luogo : Stendersi nel mezzo del letto o
della parte del letto che si può occupare: tutte le membra debbono
essere completamente rilassate. Bisogna cercare una posizione
gradevole, in modo che ogni parte del corpo riposi con tutto il
proprio peso. Consigliamo di porsi sul lato destro o sul dorso, ma
-in quest'ultimo caso facendo leggermente obliquare il corpo verso
destra. Fatto questo, e la migliore posizione del corpo - quella
nella quale stiamo più comodi - definitivamente trovata, imporci una
completa immobilità. Dopo dobbiamo verificare che tutti i nostri
muscoli siano ben rilassati.
Badiamo agli arti inferiori.
Sono ben distesi i piedi? Non sono contratti o torti? Le gambe e le
cosce s'applicano con tutto il loro peso senza sforzo sul lenzuolo.
Badiamo quindi alla posizione
del petto. Il petto è compresso, è contratto? Cerchiamo di dargli un
facile movimento. Le braccia riposano perfettamente? La testa è
posta in modo da non stancare assolutamente i muscoli del collo?
Dopo un tempo più o meno
corto, si prova generalmente il bisogno di muoversi, in modo tanto
imperioso ed istantaneo, che lo si soddisfa prima anche di aver
pensato di resistervi. Riprendendo allora la posizione primitiva
imponiamoci di nuovo l'immobilità, badando al ritorno dell'impulso,
cercando di non cedergli.
Dopo un quarto d'ora circa d'immobilità,
si prova una sorta di torpore piacevole, e ci si rende conto che il
sonno si impossessa di noi gradatamente. Così l'insonnia più ribelle
sarà vinta e l'agitazione notturna, i sogni ossessionanti saranno
rimpiazzati da un sonno calmo, completo, profondo.
3. MESSA A PUNTO
DELL'ATTIVITÀ MENTALE AL RISVEGLIO.
- L'inerzia fisica e morale del
sonno persiste più o meno lungamente dopo che ci siamo svegliati. Se
la combattiamo per mezzo di un eccitante, per esempio con il caffè,
è come se segnassimo uno chèque sul nostro capitale vita. La forza
nervosa, estratta dai suoi plessi sotto l'azione della droga, arreca
uno stimolo di poca durata che è sempre seguito da una depressione
corrispondente. Quindi, non occorre tanto svegliarci quanto
richiamare a *noi i pensieri sani, forti, bene orientati, di cui si
ha bisogno per cominciare coscientemente ad agire secondo i principi
della cultura psichica.
Dopo avere per un certo tempo
esercitato l'autocontrollo del sonno, la lucidità di mente segue
quasi immediatamente il ritorno della coscienza all'attività. Eccovi
il procedimento che aiuta a renderci padroni delle
impressioni dissolventi del mattino. La sera ponete accanto a voi, a
portata di mano, un libro qualunque, la cui lettura vi interessi.
Appena vi svegliate, prendetelo, e seguite l'impulso
dell'interessamento che avete per esso: riprendetene la lettura nel
punto dove l'avète lasciata la sera prima. Così acquisterete
rapidamente la chiarez. za delle vostre idee. Appena avrete ottenuto
questo primo risultato, lasciate il libro e ricapitolate rapidamente
i progetti per la giornata che incomincia associando costantemente
alla loro rappresentazione mentale la nozione del loro interesse, o
almeno all'interesse che avete per qualcuno d'essi. Tutto ciò
richiede appena una diecina di minuti, e prepara meravigliosamente
la volontà ad agire.
4. CAMBIAMENTO VOLONTARIO
DEL PENSIERO. - Concentrarsi interamente nel proprio lavoro,
nell'esame di un problema, nell'occupazione alla quale ci diamo
contribuisce non solamente ad assicurare la perfezione e la rapidità
dell'azione prevista, ma anche a sviluppare le facoltà messe in
movimento dall'azione.
Per esercitare la volontà in
questo senso, cercate un momento di libertà e sforzatevi di dare ai
vostri pensieri un obiettivo determinato. Meno questo obiettivo sarà
attraente per sua natura, tanto più l'esercizio sarà efficace. Non
mancano soggetti che accaparrano facilmente l'attenzione, ma,
dirigendo su di essi volontariamente la vostra ideazione,
sviluppereste l'automatismo psichico.
Val meglio, al contrario,
fermarsi su qualche banale ausiliario della nostra vita corrente: un
utensile, per esempio. Consideratelo sotto tutti i rapporti
possibili, dimensioni, peso, sostanza. Immaginate le trasformazioni
successive che quest'ultima ha subìto prima di raggiungere le
attuali parvenze. Pensate all'importanza che
ha sul mercato questo strumento, alle noie che sopraggiungerebbero
se ne fosse sospesa la fabbricazione. Questo utensile potrebbe
essere perfezionato? In qual modo? Indipendentemente dagli usi
abituali (che potreste passare in rassegna), a che cosa un uomo
ingegnoso potrebbe adattarlo? Ogni volta. che il vostro pensiero
devia, riconducetelo verso l'obiettivo scelto e ricominciate la
vostra serie d'osservazioni. Resterete sorpresi nel constatare la
diversità delle nozioni che sorgeranno nel vostro subcosciente.
Nel momento in cui starete
pèr stancarvi durante una occupazione qualunque, sospendete la
vostra attività, sedetevi comodamente, restate cinque minuti
immobile, e sforzatevi per altri cinque minuti di pensare ad un
soggetto molto differente dall'occupazione interrotta. I centri
stancati si riposeranno interamente, c vi troverete così, ben
presto, tanto disposti al lavoro come nel principio della giornata.
Tutte le opere d'educazione
della volontà insistono sui precedenti esercizi. Ecco qualche
variante presa in prestito dai vari autori:
Leggete ogni giorno qualche
pagina di un libro che tratta dei lati importanti della vita e
concentrate la vostra mente su quello che leggete. Non permettetele
di errare e di spendersi in pura perdita: se divaga, richiamatela e
imponetele di nuovo la medesima idea (ANNIE BESANT).
- Leggete cinque minuti e
meditate un quarto d'ora su quello che avete letto (i TEOSOFI).
- Mantenetevi col torso ed
il capo eretti pur stando seduti col mento in avanti, le spalle il
più possibile in dietro; alzate lateralmente il braccio destro fino
all'altezza delle spalle, voltate la testa e la punta delle dita a
destra, mantenendo il braccio nella sua posizione orizzontale
durante un minuto almeno : compite il medesimo esperimento col
braccio sinistro e, quando avrete raggiunto
dei movimenti agili e precisi, aumentate la durata dell'esercizio di
giorno in giorno (ATKINSON).
- Prendete .un bicchiere d'acqua,
tenetelo tra le vostre dita, stendete il braccio diritto, bene in
avanti tenetelo per quanto potete fermo, in maniera che la
superficie dell'acqua non si muova (ATKINSON).
- Camminando esaminate
attentamente le persone che incontrate e notate nel modo più esatto
possibile il taglio e il colore dei loro abiti, le loro calzature, i
loro cappelli, i loro atteggiamenti, i loro gesti, le loro maniere.
Procedete per le cose in modo analogo, e acquisterete presto la
facoltà di vedere rapidamente e ricordarvi a lungo (DURVnnLF).
Il tempo da dedicare a queste
diverse pratiche varia con la rapidità che si desidera per ottenere
il risultato. In principio, potrete limitarvi a due o tre
esercizi per settimana.
5. IL Riposo.
- La tensione psichica, che esigono gli sforzi di sviluppo della
volontà, stanca più o meno rapidamente. Dopo un periodo di attività,
bisogna far riposare le proprie facoltà per qualche ora onde
ricominciare in sèguito, freschi e ben disposti, l'opera
incominciata.
Per quanto frettolosi di
ottenere un dato risultato, non sarebbe giudizioso lavorare senza
tregua, perchè si incorrerebbe in una depressione di durata
proporzionata alla fatica impostaci.
Saperci riposare è un'arte:
così pure abbandonare volontariamente le proprie occupazioni più
urgenti, rasserenare completamente il proprio cervello, rilasciare i
propri nervi ed i propri muscoli per dar agio all'impulso iniziale
di manifestarsi di nuovo e di continuare con gioia la realizzazione
dei piani che abbiamo stabilito.
L'inazione non dissipa da se
stessa la stanchezza. Oc-corre che essa s'accompagni con un perfetto
riposo mentale.
La pratica dell'isolamento
descritta più in là (capitolo quinto) costituisce il miglior mezzo
per sottrarsi ad ogni dispendio d'energia fisica e; morale. Ogni
altra distrazione sarà egualmente salutane solo che si sappia porvi
termine al momento voluto, e non si sia preoccupati in anticipo (cioè
prima del momento opportuno) di dedicarci ad essa.
Conviene fissare i giorni e
1e ore ed il genere di divagazione.
Fino all'istante previsto si
eviterà di pensarvi, osservando il principio « age quod agis », cioè
la concentrazione totale dello spirito nell'occupazione del momento.
Conformemente a questo precetto, staccarsi rioslutamente dal proprio
còmpito quando l'ora del divertimento suona, e lasciare
compléiamente aécaparrare la propria attenzione dall'esercizio
fisico, spettacolo o giuoco che abbiamo scelto, è cosa ottima, come
anche dopo, alla fine di questa utile ricreazione delle facoltà
psichiche, lo è il dirigere il proprio pensiero verso la
continuazione dei lavori intrapresi, riprendendo il proprio
autocontrollo e perseguendo di nuovo con fermezza lo scopo prefisso.
Sconsigliamo formalmente il
lettore desideroso di raggiungere la padi onanza di se stesso di
cedere alle « occasioni » accidentali del divertimento, per quanto
possano sembrare seducenti.
Quando all'improvviso, un
desiderio qualunque solletica l'attenzione, occorre egualmente
guardarci dall'interrompere il lavoro prefissoci nel momento per
soddisfarlo, ma giova assegnargli, se si crede, un posto durante il
prossimo periodo di ricreazione.
6. ESAME PERIODICO DI SE
STESSI. - Sotto l'influenza di molteplici
sollecitazioni può accadere che ci allontaniamo dalla direttiva
propostaci. A meno che abbiamo una rara rettitudine di giudizio,
càpita anche, in certe circostanze, d'agire precipitatamente ed in
modo ben differente da quello necessario. Prima d'avere acquistato
una volontà sufficientemente salda, le defezioni della volontà
tradiscono frequentemente le migliori intenzioni. Bisogna che ci
rendiamo conto esatto dei diversi difetti,. se vogliamo eliminarli
progressivamente.
Per questo è necessario
prevedere un istante di tregua almeno ogni settimana, e utilizzarlo
a ricapitolare i pen. sieri, -gli impulsi, le emozioni dei giorni
precedenti, cercando di trovare le cause che li hanno determinati.
Necessita giudicarci senza indulgenza, riconoscere freddamente che
ci siamo sbagliati, che abbiamo perduto, che ci siamo lasciati
dominare da tendenze inferiori o da suggestioni altrui. Dobbiamo
esaminare se le decisioni che abbiamo preso hanno subìto qualche
influenza da scartare, e, all'occorrenza, le rettificheremo. ,P,
necessario sforzarci di percepire in che modo il giudizio nostro è
stato indotto in errore, come siamo stati tratti a negligere o a
violare le regole della cultura mentale, meditando le conseguenze
spiacevoli degli scarti osservati, le conseguenze eventuali del loro
rinnovarsi e sopratutto i buoni effetti che attendiamo
dall'esercizio della volontà.
Per terminare, dobbiamo
ripeterci energicamente che siamo decisi a reagire con la più grande
fermezza e che in particolare dobbiamo evitare le circostanze
dissolventi.
7. LE DEPRESSIONI
OCCASIONALI. - I caratteri meglio
temprati si piegano e disgraziatamente restano alle volte spezzati
da un brusco e doloroso avvenimento. Il decesso di un essere
particolarmente caro, l'avversità che annulla il frutto di lunghi
anni di lavoro, i danni di una penosa malattia rompono l'equilibrio,
tolgono il corag-gio o annientano le sorgenti biologiche
dell'energia. La nozione dell'irreparabile deprime tanto più
fatalmente in quanto previene ogni idea di reazione. Cosa obiettare
all'atroce lamento: « nulla mi resta di ciò che ho perduto?
Cosa avverrà della parte e
del potere della volontà quando la sorgente stessa ove essa
attingeva ogni giorno una forza novella si inabissa e lascia lo
spirito inerte?
L'uomo in simili momenti
prova uno stupore paraliz. zante al pensiero della scarsa importanza
che sembra aver la sua volontà di fronte alla cieca crudeltà di
inevitabili catastrofi. Sta prostrato di fronte alla rovina di ciò
che egli amava in modo superlativo, ed intorno a lui superbamente
continua a muoversi il meccanismo freddo della vita esteriore.
Come psicologo positivo, ci
spetta di consigliare il nostro esempio. Siate persuasi che la più
giudiziosa compassione ispira ciò che diremo.
- Il vostro smarrimento è
infinito, l'amarezza sgorga dalla vostra anima, vi sembra elle la
vostra esistenza correrà ormai dolente e, miserabile in mezzo ad un
mondo divenuto senza attrattive. Vorreste almeno diminuire l'intensità
del vostro dolore? Allora risolutamente usate le precauzioni
seguenti: allontanatevi da tutti coloro che conoscono la disgrazia
da cui siete sopraffatto e che si credono quindi obbligati di
parlarvene con simpatia. Non dovete cedere al demonio
dell'espansività. Non parlate del vostro stato, e nascondetene con
cura gli indizi.
Per calmare l'agitazione dei
vostri pensieri, restate lunghe ore immobile, isolato in qualche
sito tranquillo fuori del vostro ambiente abituale. Potreste
trasformare la disposizione d'una delle stanze del vostro
appartamento in modo da non raccogliere percezioni che si associano
a reminiscenze penose, come anche cercare la vista di luoghi,
spettacoli, cose che non conoscete.
I primi tempi eviterete di
ragionare o riepilogare quello che è accaduto. Invece, createvi il
più gran numero di diversivi possibili, imponetevi una cura del
tutto speciale per il vostro organismo, senza perdere l'occasione d'agire
in vista del sostentamento e dell'aumento della vostra vitalità.
Dopo qualche giorno, una impressione d'anestesia morale succederà
all'acutezza dolorosa dei primi giorni. Sarà giunto allora il
momento di fare appello alla ragione, di riorganizzare la vostra
esistenza. Se siete materialista, di spirito positivo, l'idea della
lotta per creare di nuovo condizioni analoghe a quelle da cui
risultava la vostra felicità infranta, vi sorriderà certamente. Se
al contrario, le vostre osservazioni vi avranno condotto come è
successo a noi, ad ammettere la persistenza della personalità dopo
la morte ed una finalità utile delle diverse prove dell'esistenza,
un vasto campo di meditazioni confortanti è aperto innanzi a voi.
8. LE ABITUDINI. -
Con un fenomeno d'automatismo ben conosciuto, ci creiamo
coll'abitudine bisogni fittizi, inutili o nefasti che siamo
assolutamente costretti a soddisfare. L'antagonismo dell'
intelligenza e dell'automatismo non potrebbe meglio esser messo in
luce elle dal caso del tossicomane, il quale sa che la droga che
assorbe gli causa sofferenze, vorrebbe cessarne l'uso e non può
dominarne l'irresistibile tentazione. Sembra che, più il vizio è
dannoso, più è tenace, e che ad un certo grado di impossessamento,
sia incurabile. Finchè il malato conserva la nozione
dell'opportunità di sbarazzarsene, la guarigione resta ancora
possibile, perchè questa nozione, convenientemente sviluppata,
accaparra ben presto abbastanza la coscienza per opporsi
all'abitudine, a mo' di contrappeso.
La volontà, sebbene sovente
impotente ad annullare di primo acchito un movimento automatico
stabilito da mesi o da anni, può eliminarlo abbastanza rapidamente
qualunque esso sia. Però la prima prescrizione da
osservare, in simili casi, consiste nel rifiutarci con ostinazione a
dubitare menomamente dell'esito della lotta da intraprendere. Non si
dominano immediatamente le impressioni di scoraggiamento che
possiamo provare, ma bisogna considerarle come passeggere, e, dirci,
che ad esse prima che sia tardi seguirà uno stato d'animo combattivo.
Secondariamente, facendo leva
sul desiderio che proviamo d'affrancarci, è necessario utilizzare lo
slancio periodico apportato dal ritorno di questo desiderio per
immaginarci sotto una forma concreta, vivente, precisa, i vantaggi
che risultano dalla soppressione dell'abitudine dannosa. Un fumatore,
per esempio, al quale, la nicotina occasiona vertigini, pesantezze,
atonie mnemoniche, turbe visive, ecc., trascorrerà un'ora od anche
due ad immaginar se stesso come un altro uomo che non provi alcun
desiderio di tabacco, elle lavori, con spirito alacre, il corpo ben
disposto, mangi con appetito, digerisca perfettamente, si senta di
umore stabile e gioioso, riesca, nei suoi affari, a condurre a buon
termine un'impresa vantaggiosa, ecc, ecc. Egli immaginerà ciò che
proverebbe se l'uso della perniciosa solanacea gli ispirasse il più
profondo disgusto ed anche la nausea.
Parallelamente a questo
metodo, il soggetto non deve negligere d'allenare la propria volontà
con qualcuno degli esercizi già descritti. (Il modo di dominare gli
impulsi, per esempio). Poi cercherà di diminuire la dose, di ridurre
la periodicità del bisogno, aiutandosi con una meditazione
appropriata analoga a quella testè descritta, od anche con
derivativo fornitogli da un altro genere di soddisfacimento. L'osservanza
dell'igiene generale ed il controllo del sonno (del quale noi
abbiamo trattato nel secondo capitolo) contribuiscono ad annientare
il più gran numero di abitudini.
Infine, nei casi rari nei quali
il malato, troppo depresso, non sa condurre da se stesso la cura,
può ricor. rere alla suggestione ipnotica, di cui l'efficacia è ben
conosciuta. È stata messa in luce molto notevolmente dalle
esperienze del dottor Berillon sui tossicomani ed i pervertiti. Un
parente, un amico, animati dal desiderio di essere utili, possono
tentare efficacemente il metodo suggestivo: essi troveranno in uno
dei miei precedenti lavori tutte le indicazioni necessarie.
È facile generalmente
acquistare una cattiva abitudine. Quindi è di grande interesse l'evitare
con cura tutto quello che può condurvici: per assicurarsi che una
fatale tirannia di questo genere non sia in via di formazione, l'esame
della propria persona offre la migliore garanzia.
9. LA CALMA. - L'irritazione,
lo snervamento, l'agitazione, hanno gli effetti più perniciosi. Sono
dei vampiri della nostra forza nervosa. Sotto la loro azione il
giudizio si àltera, perchè il malessere, che non tardiamo a sentire
in simili casi, ci conduce a decisioni precipitate. Inoltre, la,
volontà non saprebbe esercitarsi con tenacia, quando è preda da
qualche ora d'una certa febbrilità.
Come conquistare la calma
robusta che resista alle molteplici cause di perturbazione?
Prima : evitando di credere
che tali cause si possano annullare. La vita dei più favoriti, non è
esente da contrarietà, disdette, sorprese deprimenti. L'uomo
equilibrato resiste e toglie ad esse i tre quarti del loro potere
sui propri nervi, aspettandole a piè fermo, considerando queste
avversità come una legione di pigmei in mezzo ai quali debba
muoversi con calma. L'acquisire la calma procede dunque da uno stato
d'animo caratterizzato dalla determinazione di non farsi influenzare
dagli ostacoli e dai disappunti. Quando uno di questi ultimi
sopraggiunge, il meglio è interdirci ogni manifestazione esteriore
della prima impressione prodotta; inibizione facile per coloro che
hanno già fatto uno sforzo di controllo sui loro impulsi secondo le
istruzioni precedenti.
L'esperimento ipnotico mostra
una stretta correlazione fra l'atteggiamento
che ci si impone e lo stato mentale che ne segue. Dominandoci,
conservando la maschera dell'impassibilità, tendiamo ad allenarci
nella stabilità psichica. « Incassato » il primo urto
flemmaticamente, ci troveremo padroni delle nostre energie per
combattere la causa di snervamento che una volta si era impossessata
di noi, per interpretarla esattamente, infine per opporvi un'azione
efficace. L'accumulo di forza nervosa diminuisce d'altronde in modo,
graduale la sensibilità ai diversi fattori d'irritazione mentale. Ma
lo specifico contro l'ansia, l'angoscia, il nervosismo sotto tutte
le sue forme, è la respirazione profonda detta addominocostale; elle
si pratica con vantaggio come ora vi spiegheremo.
Stesi, la testa al livello
del corpo, dopo aver sbarazzato il torso da ogni compressione di
vestiti, aspirate lentamente l'aria, fino a che la gabbia toracica,
compresi gli apici polmonari, si trovi distesa per quanto è
possibile. Poi gonfiate l'addome, facendo passare l'aria inspirata
nella regione dei polmoni. Dovete eseguire questo gonfiar
dell'addome gradualmente, e cessare quando il ventre è ben teso.
Espirate allora abbastanza rapidamente l'aria immagazzinata, e
ricominciate il medesimo esercizio due, tre, dieci volte.
Certi autori indicano il
passaggio inverso, prescrivono cioè di cominciare col dilatare
fortemente l'addome poi l'alto del petto. Altri raccomandano il
passaggio successivo, ripetuto due o tre volte nel corso della
stessa inspirazione, dell'aria dagli apici polmonari.
Tutti questi procedimenti si
equivalgono, perchè raggiungono sufficientemente il loro scopo, che
è quello di diminuire la constrizione del
plesso solare connessa ad ogni emozione.'
La pratica giornaliera della
respirazione addomino costale, se pur duri
solamente quattro o cinque minuti, previene
utilmente gli stati deprimenti; applicata al momento stesso nel
quale ci sentiamo contrariati od angosciati, dissipa rapidamente il
turbamento. E stata utilizzata con successo contro la paura che può
considerarsi come la più deprimente e la più sgradevole delle
emozioni.
Abbiamo mostrato
come ogni idea, sopratutto mantenuta lungo tempo nel campo della
coscienza, tenda a realizzarsi. Così, quando si cerca di recuperare
o mantenere la propria serenità specialmente per mezzo del .processo
respiratorio precedente, si otterrà un aiuto considerevole ripetendo
più volte un'affermazione (li questo genere: « sono calmo,
tranquillo, imperturbabile ». Oppure: « la mia
volontà è forte, resisto tranquillamente a questo dispiacere ».
Oppure ancora: « io non voglio permettere che questo mi disturbi in
alcun modo ».
Poco importa la formula,
purchè sia chiara e positiva. tù bene farla seguire da un
ragionamento rigoroso. Esaminare, per esempio, la causa della penosa
impressione nervosa che si prova, domandarsi quello elle vi si può
opporre, deciderci sul da fare e, se ci si trova disarmati,
considerarla freddamente, dirci che ci si sottrae rifiutando di
fermarvicisi; riportare quindi i propri pensieri sopra un altro
soggetto : ecco quello che si deve fare. « Avete già assistito »,
abbiamo scritto in un'opera precedente, « al ricreante spettacolo
elle ci dà un uomo d'affari allenato, nel momento nel quale il suo
segretario, un corrispondente, una telefonata, gli annunziano che
una tegola gli è caduta addosso, che è stato sconfitto da un
concorrente, che un sinistro s'è manifestato nelle sue officine, o
nei suoi depositi? Egli non s'agita, sembra
appena commosso, in modo calmo, va ai fatti, indica le misure da
prendere per rimediarvi, per ridurre le conseguenze dannose al
minimo. Dopo un istante, tutte le sue facoltà sembrano concentrate
sulla brutta notizia. Appena egli ha messo in opera tutti i mezzi di
cui dispone contro l'ostacolo, ritorna al soggetto che l'interessava
prima e sembra così calmo, che lo si crederebbe quasi indifferente
».
Allo stesso modo che l'uso
della respirazione profonda serve per conservare la propria calma
durante una perdita materiale, esso è sovrano quando si tratta d'annullare
l'effetto deprimente di qualche preoccupazione emozionale. Due o tre
tentativi convinceranno coloro che facilmente si inquietano e che si
sentono di frequente angosciati innanzi ad ogni possibilità di
insuccesso, di malattia, di delusione, di dolore, di cui la loro
immaginazione è ossessionata.
Aggiungendo alla pratica
regolarizzante in questione, l'abitudine di ragionare le proprie
impressioni, si scopre che un buon numero di fastidi hanno assai
poco fondamento; ci si rende conto dell'inutilità della più parte d'essi,
e ci si sente ogni giorno meno accessibili alla loro azione. Vi sia
o no la ragione di agitarci, conserviamo la nostra calma in modo che
tutta l'energia mentale di cui disponiamo resti a disposizione delle
nostre facoltà agenti. Uno sforzo di volontà, a meno che questa non
sia già molto potente, non basta sempre per reprimere l'emotività
nel momento stesso in cui ci tocca. Per questo. quelli che cercano
d'instaurare in se stessi una calma continua, devono, prima di tutto,
cercare d'attenersi il meglio possibile alle indicazioni date nel
capitolo precedente e nei primi paragrafi di questo, per fortificare
la loro energia psichica.
Quando un tentativo di
padronanza su se medesimo non ottiene interamente il successo, esso
costituisce, ciò non di meno, un buon risultato, perchè facilita il
suecessivo
tentativo e contribuisce a creare l'abitudine alla resistenza.
Giunge un momento nel quale tutti gli sforzi sparsi ed insufficienti
che sono stati effettuati determinano un progresso d'insieme molto
sensibile. L'esempio dello stillicidio dell'acqua, che riesce a
scavare la pietra, s'applica perfettamente allo sviluppo della
volontà. Per quanto deboli siano le reazioni alle quali ci diamo,
per quanto insignificanti i loro effetti immediati considerati
separatamente, essi modificano lentamente ma con sicurezza la
mentalità, e conducono presto o tardi alla formazione di carattere
quale si desidererebbe possedere. |