CAPITOLO IV
IL MODO DI
ORGANIZZARE IL PROPRIO DESTINO
I. LA VOLONTÀ, IL CARATTERE
ED IL DESTINO. - Il concatenamento di un certo numero di
causalità troppo complesso perchè possiamo acquistarne conoscenza
integrale, predestina ognuno di noi più o meno favorevolmente.
Malgrado quello che vorremmo essere, conoscere, possedere, ottenere,
ci troviamo limitati e contrariati. Le nostre facoltà, attitudini,
tendenze, la nostra capacità lavorativa, i mezzi materiali che la
sorte ci ha messo a disposizione, l'ambiente nel quale ci troviamo,
sono tanti elementi favorevoli o altrettanti ostacoli alla nostra
meta.
Al destino da noi desiderato
si oppone quello che ci impongono le nostre condizioni primitive.
Più o meno bene armati per reagire, ci vediamo posti in circostanze
alla cui creazione la nostra volontà non ha affatto partecipato, e
la cui costrizione sembra ai più, fra noi, tal. mente imperativa,
che crediamo di agire con sana ragio. nevolezza subendole
passivamente.
Consideriamo un certo numero
di individui. Uno, nato da una famiglia modesta, viene al mondo con
una capacità che si sviluppa senza notevole fatica e gli assicura,
in cambio dell'utilità e del gradimento che essa dà ai suoi
concittadini, una retribuzione lucrosa, qualche volta anche la
popolarità e la gloria; un altro, sebbene pos. segga anch'egli allo
stato latente un notevole talento, di cui
però la valorizzazione richiederebbe qualche anno di cultura
speciale, non ha tempo nè mezzi per questa valorizzazione, e vegeta
per tutta la sua vita; un terzo, costretto ad una esistenza
mediocre dalla propria mediocre organizzazione, soffre tuttavia al
contrasto del
l'atmosfera di monotonia in cui
vive con lo spettacolo delle carriere brillanti; un quarto, di
qualità superiori, subisce il perpetuo inciampo di uno stato fisico
malaticcio. Più generalmente, nel momento in cui si comincia a
pensare da se stessi, a concepire la qualità degli slanci del
proprio « Io » con la costrizione del « non Io » e dell'impulso
anteriore al risveglio della propria personalità, un desiderio di
triplice modificazione si manifesta nelle profondità del nostro
intimo: desiderio di star meglio, di un ambiente adeguato, di una
conoscenza più vasta.
La volontà dell'individuo,
chiusa nella trama del suo destino radicale, romperà questa trama se
si eserciterà seguendo una norma di cui questo lavoro ha per iscopo
d'indicare le direttive.
Prima di tutto, conviene
considerare lo sforzo come la più indispensabile fra le armi che ci
sono date per combattere, e persuaderci bene che il primo passo
verso la trasformazione del nostro destino deve effettuarsi
lavorando alla propria modificazione. « Gli avvenimenti della vita,
dice Emerson, nascono sul medesimo ramo del carattere ».
Abbiamo tentato in quel che
precede di mostrare la possibilità di dirigersi, di sviluppare le
proprie attività utili, di addolcire la impulsività - risultante d'atavismo,
d'educazione e dei caratteri di circostanze primitive. --Supponiamo
che il lettore sia sufficientemente allenato su questo cammino :
egli non potrebbe applicarsi a quanto segue senza essersi già, in
una certa misura, sforzato a rendersi padrone della propria
personalità.
2. LA SALUTE. - L'efficacia
dell'azione personale sul destino si misura dall'intensità e
dall'abilità dello sforzo di cui si è 'capaci, sforzo che si compie
insufficientemente se la salute fisica lascia a desiderare. Per
questo, l'uomo che vuole riuscire si applicherà prima di tutto ad
osservare le condizioni necessarie all'equilibrio organico. Nel
capitolo secondo abbiamo toccato questo importante soggetto e
affermiamo il nostro convincimento sperimentale sul risultato delle
prescrizioni che avete letto. Coloro, quindi, il cui stato generale
è afflitto solamente da malesseri, da una certa debolezza, da
depressioni periodiche, debbono considerare di nuovo il brano citato,
ponendovi la più scrupolosa attenzione: dopo qualche settimana,
noteranno una regolarizzazione apprezzabile delle proprie funzioni.
Continuando a conformarsi alle regole enunciate, essi aumenteranno
la propria robustezza. L'età non diminuirà questa robustezza ed una
senilità normale li raggiungerà; le loro facoltà non subiranno una
diminuzione notevole. I dottori Geley, Michaud, Sartory, de Sermyn,
Metcnikoff, ed altre personalità scientifiche hanno mostrato, con
esempi notori, che l'estrema vecchiaia lascia sussistere intatta, ed
anche aumenta, l'intelligenza di coloro che evitano l'intossicazione.
Sventuratamente, il bambino nascendo porta con sè una o più tare
fisiologiche, che ostacolano tutta la sua vita. Siccome poi l'organismo
reagisce spontaneamente contro ogni equilibrio, se si favorisce, con
una igiene ben compresa, questo potere autocurativo, la mag. gior
parte dei malati si possono considerare guaribili.
Lamentevoli sviamenti,
indegni del nostro secolo così orgoglioso dei propri lumi, inducono
la maggior parte di coloro che soffrono, ad agire in modo da
perpetuare il loro stato di sofferenza, quando essi immaginano di
mi. gliorarlo. Ci indirizziamo qui ai lettori maltrattati
dall'atavismo, desiderosi di eliminare l'elemento interno che
intralcia la loro volontà.
I medicamenti chimici si
indirizzano agli effetti delle lesioni o dei disturbi, li
allontanano alle volte per qualche tempo, ma non rimediano affatto
alle loro cause. Inoltre, se essi dànno un sollievo momentaneo,
tuttavia la loro ingestione genera nuove alterazioni. Occorre
indirizzarci ai metodi naturalistici, il cui fine è: sollevare il
tono vitale ed assicurare così l'energia necessaria al potere
auto-reattivo di cui abbiamo parlato più su. L'ali. mentazione
razionale, l'utilizzazione delle proprietà dei vegetali, le cure
d'aria, la meccanoterapia, il magnetismo, sono i soli mezzi
veramente rinnovatori dei debilitati, dei tarati, degli affaticati'
ed i più rapidi modificatori di ogni disturbo funzionale.
Nel capitolo seguente
mostreremo come la volontà agisca direttamente sui tessuti, su ogni
organo, sulle fun. zioni proprie di ogni organo. Nessun malato deve
considerarsi come incurabile. Siamo certi di stupire molti di loro
dicendo che per essi il miglior medico sono essi stessi. I sintomi
che essi sentono forniscono loro indicazioni sufficienti per
comprendere bene il proprio caso, studiandolo in un trattato di
patologia.
Sottomettendosi ad un regime
alimentare conveniente, ognuno può favorire potentemente il proprio.
ritorno alla salute. Qui, indirettamente, la volontà pare il primo
fattore della guarigione, perchè occorre coerenza nelle idee e
fermezza per evitare d'assorbire sostanze controindicate. Le
specialità farmaceutiche di cui la quarta pagina dei giornali
quotidiani è piena, devono il proprio successo in gran parte alla
fiacchezza dei malati, i quali contano su di un medicinale elle li
liberi dalla malattia `dispensandoli dalla disciplina gastronomica.
Abbiamo il convincimento che le capacità curative attribuite al
contenuto di questi flaconi multicolori, pagati a peso d'oro, s'esplicano
soprattutto per mezzo della fede, cioè per mezzo
dell'autosuggestione.
Ad ogni malattia corrisponde
non solamente un regime speciale, ma una igiene particolare dove
intervengono diversi mezzi adattati a favorire il funzionamento
dell'organo o degli organi interessati. Arricchire il sangue
dandogli un elemento di formazione ipotossica, stimolare o moderare
date funzioni, per mezzo di reazioni aero, idro, meccano,
magneto-terapeutiche; mantener salda e costante la volontà e la
speranza di guarire, questi sono, a parer nostro, i veri rimedi.
Essi non deluderanno nessuno di coloro che li proveranno lealmente.
3. PIANO D'AZIONE
MODIFICATRICE DEL DESTINO. - La vita
degli uomini arrivati coi propri mezzi allo scopo cui miravano,
mostra che la linea dominante del loro carattere è la continuità d'uno
stesso stato d'animo direttivo, al quale essi hanno in principio
della loro vita, subordinato tutte le loro altre aspirazioni. Quello
che è stato compiuto da questi uomini sembra favoloso. Tuttavia la
loro attività fu più uniforme, metodica, giudiziosa, che intensiva.
Il loro sforzo giornaliero, quale essi stessi l'hanno descritto ai
loro storiografi, non sembra smisurato, febbrile, schiacciante, come
alcuni immaginano, ma regolato, calmo, distribuito abilmente.
Sarebbe inesatto pretendere
che ogni individuo risoluto a coltivare la regolarità del lavoro,
divenga un giorno eguale ai tipi predestinati ai quali facciamo
allusione, a commercianti quali Ruel o Boucicaut, a industriali di
gran classe come Carnegie o Rockefeller, ad artisti, letterati,
medici, soldati illustri, il cui nome ha percorso il mondo. Ma
tuttavia è evidente'che un uomo, per quanto di modeste condizioni e
mal favorito dalla propria eredità 'e dalle circostanze, otterrà il
massimo di ciò che gli permettono le sue qualità, s'esso tien conto
di un piano concepito seguendo un orientamento fisso per modificare
il proprio destino originale, conducendolo a poco a poco a
coincidere col proprio ideale.
I romantici deplorano
amaramente il contrasto del geniale poeta che soffre la fame in
stracci in qualche gelida soffitta, e del bottegaio ottuso, quieto,
sazio. .11 primo non sa produrre regolarmente come il secondo. La
differenza dell'ineguaglianza della loro vita materiale ha questa
sola causa. L'artista dovrebbe essere liberato dalle preoccupazioni
pecuniarie.
Tra questi due estremi si
può considerare l'esempio continuamente rinnovato degli individui
che vegetano, sebbene provvisti di reali talenti, perchè non li
sfruttano con una rettitudine continua ed altri, persone comuni, che
col tempo si creano una situazione invidiabile con una regolare
attività. Certamente non mancano personalità assai splendidamente
dotate di qualità innate per riuscire, divertendosi senza fatica
apparente, ed infelici, così tristamente classificati che la loro
buona volontà, il loro coraggio e la loro fatica non sono utili che
ai lord datori di lavoro. Tutti hanno interesse a seguire i nostri
metodi. Nell'estrema indigenza dei mezzi, essi permettono di
migliorarci, d'affrancarci, di acquistare a poco .a poco qualità
sufficienti per determinare un certo benessere; nell'opulenza dei
doni della natura essi contribuiscono ad assicurare l'avvenire del
successo.
Dal nostro lavoro: « Il
metodo scientifico moderno del magnetismo » crediamo bene estrarre
un passaggio re. lativo a quel che precede: « individui ben dotati,
cui un talento innato ha reso la vita facile e valso la maggior
parte delle soddisfazioni per le quali l'umanità si affatica,
pensano raramente a fare della cultura psichica'. Il determinismo
essendo loro favorevole, costoro non provano il desiderio di
risalirne la corrente; la loro personalità possiede due o tre buoni
mezzi la cui attività consente ad essi di sostenere facilmente una
parte assai redditizia o dilettevole, ripagata con ogni sorta di
vantaggi. Essi sono ben serviti dal proprio atavismo, ma ne sono
anche strettamente tributari. L'energia del loro
«Io» essendo unilaterale, il
loro vigore fisico resta debole o nullo per tutto ciò che non
concerne il genere di lavoro al quale sono predisposti. Un artista,
un letterato, un ingegnere, un medico, un artigiano provvisti di
facoltà eccezionali, sono incitati dalla facilità stessa del loro
successo ad una passività morale da cui può risultare l'avversità e
l'annientamento dei loro valori. Per l'uno sarà una passione (egli
le avrà permesso di nascere sornionescamente) che lo condurrà ad una
condizione morbosa; per un altro, un colpo emozionale il cui ricordo
perturberà per sempre la propria armonia interna; per un terzo, un
rovescio finanziario che non si può sorpassare senza la messa in
opera delle facoltà che non ha avuto mai l'idea di sviluppare, ecc.
ecc.
« Senza andare al peggio,
vediamo comunemente: un uomo conosciuto come intrepido asservito da
una sgualdrina; un industriale di valore, incapace di autorità nella
vita privata; un beneficiario di una grassa « sinecura liquidarla,
sollecitato da bisogni esagerati che s'è creato; un artista che per
disperazione d'amore si dà alla tossicomania ed affoga fisicamente e
moralmente; una persona di cui diminuiscono le risorse, che si
lascia torturare giorno e notte dall'idea del minor lusso e di
minori soddisfazioni d'amor proprio.
« Fare uno sforzo sembra una
legge comune; e coloro dai quali il destino non sembra esigerne
alcuno notevole, trarrebbero il più gran vantaggio dallo sviluppo
totale delle loro facoltà e. .dal conquistare la padronanza su sè
stessi ».
«Consideriamo quanto più
potentemente s'afferma la personalità d'altri individui che pur
favoriti come i precedenti da talenti speciali, hanno incontrato nel
principio della loro esistenza, seri ostacoli allo sviluppo, alla
messa in valore dei propri attributi: hanno dovuto lottare; hanno
dovuto imporsi non solo gli sforzi del lavoro, senza i quali nessuno
giunge a niente di onorevole, ma anche
privazioni che hanno loro rivelato il proprio potere di controllo
sui propri appetiti, ed anche sui propri bisogni. Hanno dovuto
rinunciare alla maggior parte dei divertimenti cercati dai giovani
loro coetanei. Hanno dovuto resistere incessantemente a
quegl'impulsi che li portavano a disperdere le proprie energie ed i
propri mezzi materiali. Hanrìo ignorato l'adulazione, la vanità, la
mollezza.
« La mediocrità, il bisogno,
l'oscurità, invece di rovinare il loro vigore psichico, hanno loro
evitato quella molteplicità di stati d'animo, dove l'uomo incapace
di evitare le trappole tese con compiacenza dalla vanità collettiva,
disperde sterilmente le proprie forze. La modicità delle rendite di
cui disponevano, allontanandoli dalla folla, li ha abituati a trarre
l'ispirazione, il coraggio, gli incitamenti da sè stessi. Adesso
sono dei « forti » perchè sanno che possono bastare a sè stessi. La
possibilità di un'avversità che segue i loro successi non li
tormenta, non la temono, perchè già hanno lottato contro essa. E se
qualche afflizione che non dipende dalla propria volontà viene a
minacciarli, a colpirli, le opporranno la lucidità, la presenza di
spirito, la rettitudine del giudizio necessari per evitarla se
possibile, diminuirne gli effetti o accettarla freddamente senza
esagerarne l'importanza.
« Coloro che si dànno alla
cultura psichica vi sono generalmente tratti dalla constatazione
introspettiva del. l'insufficienza dei propri mezzk..Alcuni trattano
la questione in modo assai preciso e ne traggono tutto il beneficio
possibile, ma i più, di fronte al contrasto della propria debolezza
e la specie di superuomo che viene dipinto nei corsi che seguono, si
lasciano sconcertare, e troppo facilmente convincere, da questa
tendenza alla inerzia nascosta nel fondo di ognuno di noi, della
loro incapacità allo sforzo richiesto dalla cultura della volontà:
dichiarano che non hanno abbastanza tenacia,
che chi li attornia esercita su di essi un'azione dissolvente sulla
poca energia che posseggono; che il loro nervosismo interdice loro
ogni coerenza di idee; che lo sforzo per mantenere con deliberato
proposito tale o tal'altra idea li stanca e età loro mal di testa;
elle il loro bisogno quotidiano, oltre le preoccupazioni della vita
privata, esaurisce ogni loro capacità psicofisica. Ciò è spesso vero!
».
Ma, come abbiamo dimostrato
nei precedenti capitoli, assolutamente di uno sforzo iniziale
nessuno è incapace, e se abbiamo compiuto questo primo sforzo per
dominarci possiamo considerarci armati per agire sul destino.
L'idea, l'intenzione, il
desiderio, di trasformare la propria condizione se la si medita con
calma, lungamente, con attenzione, suscita dal fondo
dell'intelligenza una quantità di cognizioni connesse. Per darci, in
questo senso, ad una fruttuosa meditazione, è meglio isolarci, porci
in una posizione comoda ed esser pronti a notare tutto ciò che viene
alla mente. Il confronto mentale dello stato della propria
personalità con quello che si desidera, degli elementi della propria
situazione attuale con i vantaggi che si vorrebbero ottenere ispira
una serie ininterrotta di riflessioni giudiziose. Così ci rendiamo
conto del grado d'attitudine o di conoscenza indispensa. bili per
occupare una data posizione od eseguire un dato lavoro. Dall'insieme
dei pensieri sorti dalla medita. zione precedente si elabora assai
facilmente un piano d'insieme che, con nuove sedute di riflessione,
permetteranno di condurre accuratamente a termine.
Per quanto lontano possa
sembrare lo scopo che ci proponiamo, la sua accessibilità s'avvera
tangibilmente, se si osservano nettamente le diverse tappe del
percorso per arrivarvi. Come per scalare una montagna ci fissiamo
dei punti, prescrivendoci : « Per cominciare, io andrò là, di là
raggiungerò un punto nuovo più elevato, ecc. », la realizzazione di
un piano, l'esecuzione di un lavoro di lunga
durata e la realizzazione di grandi disegni nella vita necessita d'una
serie di sforzi, ripartiti su un certo numero di tappe. Ogni
carriera regolare procede così. Per divenire scultore, per esempio,
dopo gli studi generali, quelli dell'anatomia, d'elle diverse parti
del disegno, il maneggio degli strumenti, la riproduzione di ogni
genere di soggetti segnano tante applicazioni successive alle quali
il futuro artista deve costringersi per molto tempo.
Quando +(nel momento in cui
l'ambizione personale si sveglia) l'uomo subisce la spinta di una
corrente imposta dalle anteriori necessità, ecessità, la difficoltà,
non dissimuliamolo, è enorme; mai insormontabile.
« Per trarre dai nostri sforzi
il massimo risultato conviene portar la nostra scelta e mantenerla
su quel genere d'occupazioni cui ci sembra essere predisposti per
assimilarlo nel modo più completo, perfetto e facile. L'individuo
costretto dal bisogno a darsi ad un lavoro, che non
lo attrae affatto e durante il quale col pensiero
torna incoscientemente verso la posizione che gli sarebbe convenuta,
ha interesse di notare tranquillamente le possibilità di un
cambiamento ed i mezzi per eseguirlo a grado a grado. La cultura
psichica arma sufficientemente i più per tentare, con ogni
probabilità di successo, una rettifica dell'esistenza. Invece di
logorarsi con sterili rimpianti, ci si deciderà a compiere il
còmpito presente nel modo più perfetto possibile, assegnandogli la
parte di esercizio per la padronanza su se stessi. Si farà uno
sforzo per non pensare ad altro che a quel che si fa. E durante le
ore di lavoro si utilizzeranno le proprie facoltà intellettuali per
esaminare come creare la situazione che si desidera, ed acquistare
le conoscenze necessari per questo ecc., si valuteranno i periodi di
tempo occorrenti per questo « volta faccia », si traccerà un piano
d'insieme suddiviso in più. tappe, aventi ciascuna
il proprio scopo distinto, e ci si porrà all'opera
con calma e fermezza.
Gli ostacoli inevitabili
debbono essere considerati con cura, stimati nel loro giusto valore,
studiati ad uno ad uno nel momento voluto, attaccati, eliminati,
abbattuti successivamente. Se considerate come un blocco
impressionante l'insieme delle difficoltà che si oppongono alla
realizzazione della vostra volontà, vi autosuggerite il timore.
Prima di pensare agli ostacoli è necessario ricordarsi che si vuol
riuscire, e bisogna evitare di concepire l'insuccesso. Invece di
sprecare le nostre forze, pensiamo a sormontare il primo ostacolo
elle incontriamo, badiamo quindi al secondo ed a concentrare poi
tutta la nostra energia sullo sforzo presente.
Se la fortuna dipendesse
soltanto dall'unico ostacolo che vi arresta, impeditele di privarvi
di ciò che desiderate: la vedreste con altri occhi. Andate avanti:
ogni vittoria vi darà un po' più di sicurezza : giungerà un momento
nel quale non soltanto le difficoltà non vi turberanno più, ma le
attaccherete automaticamente, ed anzi saranno per voi come un
elemento di soddisfazione la cui privazione vi spiacerà » (op.
citata).
4. ALCUNE QUALITÀ
INDISPENSABILI. - La prima fra tutte le
qualità volontarie è l'energia. La seconda è il frenare l'energia,
la sua calma e giudiziosa ripartizione, senza inutili sprechi, senza
restrizione nello sforzo stabilito, sempre misurata, calma,
uniforme. Si aumenta l'energia stessa
1° con l'osservare le
regole indicate precedentemente per _accumulare la forza nervosa.
2° con l'allenamento.
3° con la constatazione dei
felici risultati ottenuti. L'abitudine di reprimere l'espansività,
di esaminare seriamente l'opportunità di ogni decisione che
siamocostretti a prepdere, ci permette di trattenere continuamente
l'impulsività nella vita attiva e negli affari.
.Quando abbiamo tracciato le
linee principali del piano generale di modificazione del destino,
quando abbiamo sufficientemente precisato la mèta particolare di
ciascuna delle tappe che esso comporta, conviene, senza perder di
vista l'insieme o lo scopo finale, impegnarci unicamente a
realizzare tutto ciò che era stato previsto per la prima tappa.
Svegliandoci, dopo qualche
minuto impiegato per riprender coscienza dell'orientamento che
abbiamo assegnato alla nostra vita, spontaneamente pensiamo di « far
punto », cioè meditare per un breve istante sui problemi in corso di
risoluzione, cercando di renderci conto dove siamo arrivati.
Quindi, gli obblighi della
giornata che comincia occuperanno il nostro pensiero. Raccomandiamo
la rappresentazione, come in una sosta di cinematografo mentale, di
quel che deve accadere nelle dodici ore seguenti. Vediamoci agire
noi stessi secondo le direttive migliori, dominando le occasioni di
errore, riuscendo ad abbattere ogni difficoltà, ottenendo la
passività degli uni ed il concorso degli altri, ecc.
Un periodo giornaliero di
lavoro, se lo si considera come una pietra che, aggiunta ad altre
simili, fa procedere la costruzione del piano che si ha di mira,
sembra attraente e fecondo.
Tutta questa meditazione
iniziale richiede appena un quarto d'ora. La sua importanza esige
che non la si sacrifichi alla trascuratezza di un risveglio tardo od
alla fantasia dell' immaginazione quasi sempre vagabonda quando esce
dal mondo dei sogni.
A colui che ha deciso di
sviluppare la propria potenza personale, e di mettere in azione
senza tregua le forze cieche, ma docili del destino, i mille
movimenti della giornata sembrano tanti esercizi per acuire le
proprie facoltà. Vestendosi, coltiverà' l'abitudine
dei gesti precisi, rapidi, elastici, tenterà di indossare gli abiti
nel minor tempo possibile senza trascurare nessun particolare.
Intraprenderà il proprio lavoro con attenzione, fermezza, metodo.
Non trascurerà di servirsi degli incitamenti antagonistici, come d'occasioni
di controllo dei propri impulsi. Nei suoi rapporti con chi gli sta
attorno, clienti o colleghi, applicherà il suo sguardo fisso
centrale, la parola positiva, i principi della persuasione, badando
nello stesso tempo a scegliere e'combinare correttamente, senza
lungaggini ed oziosità, le parole di cui dovrà servirsi. Quando
capiterà una difficoltà, concentrerà vivacemente la sua attenzione
senza allontanarsi dalla serenità; deciderà come procedere per
risolvere l'ostacolo e l'attaccherà subito. Nei momenti di « fretta
», quando un certo numero di punti di vista o di occupazioni
solleciterà simultaneamente la sua volontà, egli le disporrà
mentalmente nell'ordine che gli sembrerà migliore per l'azione, e
sempre calmo (ciò che non gli impedirà di compiere molte cose in
poco tempo), intraprenderà ogni cosa e tratterà la seguente appena
avrà condotto a termine per bene la prima. Nel libro " L'uomo che
riesce " Sylvain Roudés ha fissato con poche linee vivaci le qualità
adatte per il lavoro: guardate da ogni lato, scrive, egli, il lavoro
che dovete fare, non cercate di dissimularvi le difficoltà, e vedete
se potete vincerle. Ogni volta che vi mettete al lavoro, pensate
esclusivamente a ciò che fate: non abbiate altra idea nel capo!
Questa sia ITìmnica vostra preoccupazione!
Il cervello comanda i muscoli
e se avete altre idee in mente, lascerà sfuggire la forza nervosa in
più direzioni alla volta, invece di concentrarla su quella che
dovrebbe occuparlo. Avrete delle distrazioni.
« Ogni parte del vostro
lavoro deve essere per voi egualmente interessante e per ognuna
dovete avere la medesima cura ».
Non abbiamo tutti la,
medesima capacità di lavoro.
Ognuno dovrebbe applicarsi a
conoscersi bene, a valutare quanto lavoro giornaliero può far senza
alterare la propria salute, e' cercare di limitarlo conseguentemente.
I lavoratori accaniti non riescono sempre. Giungere all'esaurimento
significa andare alla rovina : l'applicazione
« Nessun còmpito è inferiore
ad altri, l'opera più umile esige la sua parte d'attenzione che non
deve esserle mai negata. Se si analizza bene, se si comprende bene
un primo lavoro, il lavoro seguente sarà ancor meglio eseguito con
lo spirito e con la mano già allenati dall'osservazione e
dall'esecuzioine precedenti. Così di seguito, il lavoro del mattino
beneficierà dell'esperienza acquisita in quello della sera ».
Insistiamo sul fatto che, per
tener conto di tutti questi eccellenti principi, è indispensabile
una riserva di energia. Nel momento preciso in cui la noia, la
stanchezza, le idee incidentali, le derivazioni esteriori tendono ad
ostacolarci nell'applicazione della linea di condotta stabilita, la
reminiscenza volontaria delle nostre direttive ricondurrà
istantaneamente il nostro atteggiamento mentale in quelle condizioni
in cui la sua azione riflessa sui nostri plessi trova l'accumulazione
di forza voluta.
Una delle principali cause di
dispersione, di spreco delle potenze dell'essere sta nel far conto
su altri fattori invece di quelli che nascondiamo in noi stessi. Non
solamente ognuno deve alimentare la fiducia in se stesso, ma occorre
abituarci à contare su noi stessi. « Viviamo, dice Sylvain Roudés,
sotto il regime della bronzea legge. Produrre molto, a basso costo,
obbliga la miniera, l'officina, la terra a retribuire male uno
sforzo eccessivo, ad oltrepassare il limite imposto dalla natura
alla macchina umana, a violare nel nome delle necessità le regole
indispensabili alla sua conservazione ed al suo perfezionamento.
Finchè l'uomo sarà nemico
dell'uomo e finchè questa divisione favorirà l'appetito di qualcuno
a detrimento di tutti gli altri, finchè il diritto alla felicità ed
al benessere di quelli che ne sono degni non sarà scritto con
caratteri indelebili in testa alla legge, finchè le classi non si
uniranno in un unanime e fraterno accordo, finchè
la forza e non la ragione sarà regina del mondo,
durerà lo stato attuale delle cose. Contro questa situazione
desolante continua lo stesso autore vi è un solo rimedio efficace:
questo rimedio è l'educazione individuale esercitata da sè stessi
sul proprio carattere, sui propriatti ».
Non si potrebbe parlare
meglio. Niente presagisce un'epoca anche assai lontana in cui la
collettività sarà organizzata, un giorno, con giustizia nei rapporti
con l'individuo. Contiamo dunque esclusivamente su noi stessi.
Perfezioniamo le nostre attitudini, le nostre fa. coltà, aumentiamo
la nostra energia, esercitiamo la nostra volontà e mentre teniamo
conto delle discordanze esterne, non perdiamo tempo a recriminare.
Non perdiamoci in lagnanze contro l'ingiustizia sociale, la
cupidigia degli sfruttatori, l'imperizia dei governanti, il ca.
rattere di quelli di cui ci dobbiamo lagnare.
Non lamentiamoci contro la
sorte, le combinazioni contrarie, il grave sforzo che dobbiamo
sostenere: organizziamoci nel quadro del destino iniziale e
manovriamo con calma, metodicamente, per trasformarlo. Invece di
interpretare le azioni o le circostanze che ci sono con-. trarie
dicendo: « se questo non fosse capitato », oppure «se un tale avesse
compiuto il suo dovere verso di me », val meglio (avendo càpito che
le, recriminazioni e i fastidi sprecano inutilmente la nostra forza
mentale) dirci « come posso scusare ciò che deploro? Come
evitarne il ritorno? Come sottrarmi a questo spiacevole evento? »
Agli uomini bisogna opporre la diplomazia, agli
eventi regolare, uniforme e con orientamento
costante dà un maggior risultato utile che un lavoro assai intenso
alternato con periodi di inazione. Se il successo al quale miriamo,
richiede durante qualche tempo uno spreco eccessivo di forze,
soltanto allenandoci 'progressivamente ad aumentare il proprio
potere di rendimento, riusciremo a sostenere nel modo più sicuro un
po' più tardi, durante settimane, mesi, anni, se è necessario, l'attività
intensa che ci proponiamo di usare.
Saperci riposare, rilassare,
staccare dalle proprie preoccupazioni, merita una seria -attenzione
da parte nostra. II sonno, di cui abbiamo già trattato, non è
sufficiente per ristorare tutte le nostre facoltà. In appresso,
descriveremo il miglior metodo per ricuperare le forze: l'isolamento.
Nel corso della vita
ordinaria, un grande numero di distrazioni ci viene offerto, di cui
poco importa la scelta, purchè esse realizzino la duplice condizione
di cambiar le nostre idee quasi completamente durante la loro durata
e di non lasciar nello spirito alcuna sorgente d'ossessione o di
dissipazione. Ecco ciò che diciamo a tal proposito, in un volume già
citato : « Gli uomini più occupati, quelli che rappresentano
nell'umanità parti importanti, assegnano un posto giornaliero nella
loro vita alla ricreazione fisica e morale. La migliore fra tutte è
senza dubbio la pratica di uno sport moderato che esiga il concorso
di facoltà completamente differenti da quelle messe in giuoco
durante il lavoro. Camminare costituisce lo sport più elementare.
Sotto tutti i punti di vista esso è eccellente. Il pattinaggio, il
canottaggio, il nuoto sono egualmente salutari per il corpo e per lo
spirito. Gli' spettacoli hanno l'inconveniente di predisporre ad una
molteplicità di stati d'animo che sminuzzano l'attenzione. Perdono i
loro inconvenienti per quelli che sono già sufficientemente padroni
di sè stessi e che, pur dandosi completamente alle emozioni teatrali
durante gl spettacoli, riprendono, uscendo, l'intiero. controllo su
sè stessi e non si lasciano ossessionare, quindi, da reminiscenze
prolungate ».
Se è prudente non contare che
su noi stessi per la realizzazione dei nostri piani, questa regola
si applica per prima cosa alla loro concezione e all'apprezzamento
degli esseri e delle cose. Senza negligere di informarci dovunque
possiamo, è necessario che ci abituiamo a vedere da noi stessi e a
formare i nostri giudizi con perfetta indipendenza.
I consigli, le opinioni, le
esortazioni delle persone sperimentate e saggie, possono utilmente
contribuire ad illuminarci; il modo di vedere dei più umili deve
anche esso formare l'oggetto di un esame imparziale, ma in ultima
analisi la vostra personalità è sempre il miglior giudice per quel
che vi riguarda.
Seguire un'opinione perchè è
sostenuta da un uomo illustre o da una collettività importante,
temere di allontanarsi dalla strada battuta, dai metodi empirici,
costituiscono altrettanti inciampi allo sviluppo dell'individualità.
Se la grande massa degli uomini subisce lo schiavismo, l'antifisicismo
e l'oppressione sociale, questo si deve al fatto che essa non ha
imparato a pensare da sè stessa. Colui che vuole dominare il destino
dovrà evitare tale scoglio. Prima di tutto si spoglierà di ogni
vanità. L'acquiescenza del proprio giudizio ispirata dalle proprie
direttive, dallo scopo che persegue resterà la sola cosa importante
per lui. Troppe reali difficoltà barricano la strada per non badarvi;
rifiutiamoci invece implacabilmente di dar peso ai « che si dirà? »,
ai pregiudizi, ai costumi inveterati, allo spirito campanilistico,
di setta, di casta, alle idiosincrasie familiari ed anche nazionali.
L'esperienza fa il confronto
fra la verità e l'errore. Gli indecisi evitano, forse, un certo
numero di colpi e di dispiaceri, ma ne subiscono dei peggiori. Il
meglio è di deliberare con ogni indipendenza,
di provare il risultato delle proprie decisioni dopo la feconda
lezione dei fatti.
5. FORTUNA E DISDETTA. - Considerato
nello studio del meraviglioso sotto tutte le forme,
il problema della fortuna ci ha appassionato. Quante persone che
abbiamo osservato, che ci sono sembrate favorite da invisibili
agenti che per loro dispensavano ogni gioia, allontanavano le
conseguenze delle loro colpe, mandavano a monte gli affari dei loro
avversari, prodigavano il successo, i favori della -gente in genere
e magari l'adorazione! Altri ne abbiamo visto, e quanto più numerosi,
afflitti da molteplici disinganni, da sventure che andavano
aumentando, subire le malattie, la miseria, amareggiati atrocemente
nei loro sentimenti più nobili ed elevati. Problema sconcertante!
Veramente sembra elle una
stella radiosa sorga alle volte dalla nascita, protettrice del
destino, mentre una nera fatalità stia tenace all'ombra delle
infelici creature e le spinga implacabilmente fino all'estremo
limite del doloroso sentiero della disperazione.
Dalla massa dei ricordi
commoventi, preziosamente nascosti nella nostra memoria, si sviluppa
particolarmente amara la constatazione dell'apparente incoerenza
degli intangibili dispensatori della buona e della cattiva sorte.
Perchè mai abbiamo assistito nel medesimo tempo all'insolente
trionfo degli spiriti massicci attaccati ad un grasso appetito ed
alla sapiente tortura d'esseri deliziosi, nei quali ogni sensibilità
ed ogni nobiltà sembravano unirsi colla più squisita finezza? Non
esiste forse che l'apparenza d'altre causalità, elle l'incatenamento
fatale dei fatti che colpiscono i nostri sensi?
Quando un infelice trascorre
la sua esistenza gemendo sotto la stretta d'un male trasmessogli dai
suoi antenati, dobbiamo noi limitare le nostre riflessioni alla
legge fisiologica dell'eredità? Quando una
catastrofe sconvolge e rovina l'edificio
costruito con anni di lavoro, quando stende
sulla vedova in piena giovinezza un lenzuolo di
inconsolabile affanno, disperde i bambini e li
confina nella più ripugnante promiscuità,-
l'incidente iniziale limiterà forse il nostro slancio verso la
conoscenza dei più sconcertanti perchè?
Quando un momento di disattenzione conduce all'irreparabile, perchè
non cercheremo la causa che ci dà la spiegazione di una simile
sproporzione?
In un volume seguente
torneremo su questo argomento_ appassionante. Presentemente
considereremo la fortuna solo in rapporto alla volontà: perchè, se
nessuno può' illudersi di afferrare questa pazza, ognuno nasconde in
sè stesso mezzi che gli consentono di sottrarsi all'ipotetica entità
avversaria e determinare da sè stesso i favori di cui la fortuna gli
rifiuta il dono.
Non abbiamo potuto scoprire
la minima relazione tra la fortuna ed il merito personale, quale s'intende
comunemente; ma l'esperienza ci ha dimostrato che lo sviluppo
dell'individualità psichica, nel modo che indichiamo in questo
libro, libera a poco a poco colui che vi si applica dalla stretta
del fato, che sembra connaturale con la sua personalità.
A mano a mano che si rinforza
la volontà, essa pesa sempre più sulla bilancia delle cause multiple
da cui nascono gli avvenimenti. L'essere umano diventa allora un
fattore cosciente del proprio destino: non è più sbattuto come una
fragile barchetta sull'Oceano della vita. Il suo giudizio diventa un
timone preciso elle egli regge con tutta l'energia della volontà
allenata.
Coloro i quali sostengono
fanaticamente il potere della volontà pretendono che l'uomo dipenda
esclusivamente da sè stesso. I fatalisti proclamano invece che
ognuno subisce un inevitabile destino. A nostro parere, quest'ultimo
esiste, ma appena ne prendiamo conoscenza e
insorgiamo contro i suoi elementi sfavorevoli, lo modifichiamo per
quanto ci sforziamo con criterio. Infatti, nessuno può negare che l'allenamento
della volontà permette. Di migliorare la
propria salute fisica, di aumentare la resistenza del proprio
organismo, di agire sulle proprie funzioni coll'autosuggestione;
Di regolarizzare in sè stessi
l'impressionabilità, l'emotività, la sentimentalità, l'impulsività,
l'immaginazione, la memoria e le altre manifestazioni subcoscienti e
consente di porle sotto la direttiva dell'idea riflessa del giudizio;
Di annullare, se occorre,
l'influenza sulla propria persona degli altri considerati
individualmente, dell'ambiente, della collettività: per conservare
l'intiera libertà del proprio pensiero e
delle proprie azioni;
Di esercitare intorno a sè e
su coloro coi quali si deve eventualmente trattare, un'influenza che
li predisponga in nostro favore, in modo da ottenere in misura
massima considerazione e favori per la facoltà, le attitudini, le
competenze che possediamo;
Di sapere ispirare nella
propria sfera sentimenti ed idee suscettibili d'orientare utilmente
coloro_ ai quali ci interessiamo;
Di riunire il massimo degli
elementi di successo e di resistenza contro l'avversità;
Di effettuare un progresso
continuato, d'accrescere la capacità ed il vigore delle proprie
facoltà, la larghezza della propria intelligenza e dei mezzi d'azione.
D'altronde, per la maggior
parte di noi le probabilità di successo e le fatalità si manifestano
nel corso dell'esistenza in modo presso a poco equivalente, e appena
lo sforzo personale interviene tenace e con qualche continuità, la
bilancia non tarda a pendere dal lato buono.
6. LE PROVE, L'AVVERSITÀ, LA
SFORTUNA. - Ecco due.atteggiamenti egualmente fatali -li fronte
all'avversità : la rassegnazione passiva e la rivolta cieca;
entrambe paralizzano l'azione della volontà. L'esistenza più
favorita comporta ore di 1 tormento e ben rari sono coloro a cui la
vita non riserba parecchi periodi opprimenti. In presenza di
qualsiasi eventualità affliggente, necessita prima di tutto
conservare la propria calma, concentrarsi ed esaminare la situazione
senza aggiungere o toglier nulla ai fatti. Lo sviluppo psichico
evita sempre un gran numero di calamità e siamo persuasi che ad un
certo grado le impedisca radicalmente.
Nel momento in cui càpita una
di queste calamità, la lucidità di spirito, la rettitudine di
giudizio, lo spirito di « lotta malgrado tutto » ne riducono al
minimo le cattive conseguenze e ne eliminano anche sistematicamente
le cause. Come un generale attento a
seguire le peripezie della battaglia, pronto a replicare, seguendo
la propria scienza strategica, ai vantaggi momentanei del nemico,
così ciascuno di noi, nell'ora del pericolo, deve mobilitare le
proprie facoltà, manovrarle, abilmente, darsi corpo ed anima per
compiere lo sforzo, non accettare mai una sconfitta definitiva,
accogliere gli insuccessi col sorriso, senza mai dimenticarsi che
può reagire e che egli conta come un elemento importante nel giuoco
delle forze favorevoli e contrarie.
Vi sono certe sventure che
implicano l'irreparabile. Solo un atteggiamento preventivo può
scongiurarle: la disattenzione, la 'trascuratezza, l'ignoranza, la
debolezza morale ne determinano la maggior parte. L'abitudine della
meditazione pregiornaliera raccomandata nel capitolo precedente può
essere considerata come una misura di vigilanza, perchè durante la
sua effettuazione, una quantità d'associazioni d'idee, di
riflessioni, di reminiscenze, illuminano la mente dandole
una specie di prescienza sui pericoli possibili e
dando utili ispirazioni sul modo di evitarli.
Mettendo con serietà in opera
la nostra intelligenza, la nostra volontà e la nostra attività,
possiamo esser certi di abbattere rapidamente le diverse difficoltà
che ci càpita d'incontrare; e questo, tanto più' presto quanto
sapremo meglio conservare esclusivamente la nostra tensione mentale
verso un sol punto alla Volta.
Colui che subisce
passivamente i colpi della sorte, che non mantiene la speranza e l'intenzione
ferma di giorni migliori, che si abbandona, in - una parola, al
destino, non può aspettarsi che questo si modifichi.
Non bisogna confondere la
calma con l'indifferenza o la stanchezza. Quest'ultima s'insinua
alle volte per qualche ora e per qualche giorno nell'anima dei più
intrepidi, ma costoro la superano rapidamente. Sotto l'impassibilità
esteriore ed in connessione con la serenità attiva, una volizione
continua che parte dalle maggiori profondità della coscienza, deve
animare l'individuo che lotta contro l'antagonismo o l'afflizione.
La fretta febbrile, invece,
non è attività: a nulla serve. mostrare i pugni, contrarre i muscoli,
agitarsi, disperdere la propria energia in più direzioni alla volta,
cedere agli impulsi emozionali che si provano. Più grave è il caso,
più urgente s'impone la conservazione della calma e l'appello alla
ragione.
Senza attardarci nel temere
le diverse eventualità spiacevoli, che potrebbero capitarci,
consideriamo quanto, all'occasione, saremmo soddisfatti di trovarci
in possesso di una solida volontà corazzata da un'impassibilità
imperturbabile, ed aggiungiamo questo motivo a tutti quelli dai
qualii trarremo lo slancio necessario ogni giorno per perseverare
nella via energetica.
7. CONCEPIRE DA IDEALISTA,
ESEGUIRE DA REALISTA.
« Mirate in alto », raccomanda
Andrew Carnegie ai giovani impiegate desiderosi di riuscire, ed
aggiunge: « non pagherei un fico secco pel giovane che non si vede
già socio del capo d'una importante ditta; non contentatevi un solo
istante nei vostri pensieri d'essere l'impiegato principale,
direttore od amministratoree generale di non importa quale impresa,
per quanto possa essere considerevole. Ognuno si dica : il mio posto
è in cima. Siate re nei vostra sogni. Fate il voto di raggiungere
quel posto con una reputazione senza macchia, e neon fate altro voto
che possa distrarre la vostra attenzione ». (« L'impero degli affari
»).
Cominciando il proprio
piano generale della vita, ognuno deve mirare alla vetta. Ciò è
indispensabile per raggiungere il punto più elevato possibile. Ma
questo non implica la presunzione ed il vagabondaggio
dell'immaginazione nelle fantasticherie dove i contemplativi amano
tanto distrarsi dalla realtà. «Mirate alto », ma nello stesso` tempo
rendetevi conto di, tutte le capacità chu vi toccherà accumulare
successivamente per giungervi. Stabilite d'acquistare le.qualità e
di porvi nelle condizioni_ necessarie per questo. Ogni uomo potrebbe
compiere molto di più, se non restringesse il proprio ideale al
probabile avvenire che gli prepara lo stato attuale.
Senza tregua, stimolato da
una nobile ambizione, lo sforzo, il lavoro, la resistenza alle
tentazioni dissolventi si compiono coll'aiuto di un potente soccorso.
Saper congiungere la mira mentale dei più grandi successi ad un
positivismo preciso nel dominio dei fatti, costituisce una delle
qualitàà più sicure per regolare con successo il pro. prio destino.
Occorre, dice un saggio
proverbio, camminare con gli occhi atcielo ed i piedi in terra, non
perdere di vista il piano delle realtà durante i nostri atti, ma
orientarci verso le cime durante i momenti meditativi che preparano
così bene all'azione.
Ambizione non significa
necessariamente desiderio smisurato di
ricchezza e d'onore: lo studente medico, innamorato della propria
professione, si immaginerà di diventare l'eguale di quel gran
clinico di cui segue oggi l'insegnamento; l'artigiano manterrà il
proprio pensiero sul desiderio di produrre con una 'perfezione ed
una rapidità senza pari; il giovane debuttante di una casa di
commercio si figurerà simile a quel tale esperto del ramo che egli
segue, e vivrà col desiderio di conoscere nei più minuti particolari
tutte le cose che vi si riferiscono.
In tutti i campi il medesimo
principio trova la sua applicazione. Qualcheduno malaticcio o che
deve deplorare qualche insufficienza, dovrà sormontare prima l'ostacolo
d'un simile stato. Eviterà di lagnarsi e si applicherà'
all'esecuzione esatta delle indicazioni date nei capitoli primo,
secondo e terzo. Ben presto egli avrà acquistato l'equilibrio di cui
difettava.
Una delle maggiori sorgenti
di soddisfazione che sia offerta all'uomo, è il possesso di una
competenza superiore alla media, sia nella sua professione, se ne
esercita una, sia, se è favorito dalla fortuna, in un ramo di sua
scelta. Orbene, solo un'applicazione prolungata durante anni dà le
conoscenze e la padronanza indispensabili per possedere a fondo
un'arte qualunque. La più umile professione, quando vi si eccelle,
vi crea un sorta di regalità, oltre i profitti materiali che se ne
traggono. Tutti gli individui che abbiamo conosciuti; a qualunque
livello sociale appartenessero, e le cui capacità professionali
erano fuori classe, erano raggianti d'ottimismo e di serenità. Che
cosa è più desiderabile di questa sicurezza, di questo valore, di
questa scienza approfondita che consente il massimo d'utilità
sociale, che assicura la stima, che attira a sè l'aristocrazia
dell'ambiente nel quale si vive e inoltre procura generalmente una
vita larga e facile?
Se inventori di genio muoiono
nella miseria, ciò di pende dalla mancanza di
uno degli elementi necessari per farsi valere,
generalmente il senso della realtà negli
affari. Un capo fabbrica in un'industria qualunque guadagna spesso
dieci volte più di un sapiente di prim'ordine: il valore dell'uno ha
potuto adattarsi al piano utilitario, mentre che l'altro, assorbito
dai propri ideali, si è ricusato ad un simile adattamento: ma ha
tuttavia la soddisfazione morale inseparabile da una profonda
competenza.
« Mirando in alto », è
importante non omettere nulla, e l'inventore di cui parliamo
dovrebbe non solamente ambire la scoperta che sogna, ma le qualità
di lotta e di influenza personale, con le quali diffonderà il frutto
delle sue fatiche.
Da tutti i punti di vista la
cultura psichica, lo sviluppo della personalità appaiono come il
mezzo ed il complemento indispensabile per ogni altra educazione.
Centinaia di laureati e di liberi docenti vegetano. Le loro
cognizioni restano inutili. Il sapere ch'essi hanno pazientemente
acquistato si spegnerà con essi, senza aver loro portato il minimo
compenso, •perchè mancano di quella « forza di carattere » che apre
le porte, vince l'indifferenza, decide gli altri a concorrere,
ottiene l'equivalente di ciò che si dà. Ci inchiniamo con simpatia e
anche con rispetto davanti a queste vittime di una volontà
insufficiente, citandole a titolo d'esempio per mostrare che il
valore intrinseco deve a sè stesso la possibilità d'acquistare le
qualità che fanno valere il merito e gli dànno con aspra lotta il
posto che gli spetta.
8. EGOTISMO ED ALTRUISMO.
Mentre l'egoismo consiste nel sacrificare
senza pietà gli altri ogni volta che lo si giudichi necessario per
ottenere una soddisfazione qualunque, l'egotismo è uno stato d'animo
caratterizzato dalla determinazione di estendere la propria
personalità. L'egoismo procede sempre da una certa debolezza; l'ego-tismo,
al contrario, costituisce una forza. Se siete deciso a non lasciarvi
imporre nulla dagli altri contro la. vostra salute, le vostre
facoltà, il vostro successo, la vostra influenza personale, siete
egotisti. Manifesterete invece dell'egoismo mostrandovi desideroso
di beneficiare da solo dei vantaggi che vi assicurano i principi
dell'egotismo. Nessuno è riuscito da sè stesso, se non ha, durante
un certo tempo, concentrato la sua attenzione sulla propria persona
e sul proprio scopo. « Niente ha potuto stornarlo, dice Roudès,
nessuna critica ha potuto paralizzare il suo agire. Allontanando,
gli ostacoli con l'abilità o col danaro, con lo sguardo insensibile
alle attrattive del cammino, sordo ad ogni sentimentalità, egli ha
camminato senza fermarsi, conpasso sicuro e volontario, verso la
vittoria che desiderava, verso la superiorità che ambiva ». (« L'uomo
che riesce »).
Roudès non vuol dire che
colui il quale èè stato citato per esempio ha distrutto in sè stesso
ogni sensibilità, ma che invece di sprecarla in mille occasioni,
l'ha conservata per prodigarla al momento giusto.
L'egotismo non sopprime l'altruismo:
lo regola. L'uomo dalla volontà s'imporrà volentieri uno sforzo
supplementare per rendersi grato un amico o soccorrere qualcuno in
disgrazia: rifiuterà invece un gesto che paralizzerà la propria
azione o sconvolgerà i suoi piani.
Ognuno, deve
beneficare, secondo la propria ricchezza. Moralmente
colui di cui tutta l'energia non è di troppo per sostenere il
proprio coraggio e mantenere la calma dei propri nervi in mezzo alle
difficoltà, deve allontanarsi dai depressi e cercare invece la
società dei forti, degli audaci, dei cervelli robusti.
Altrimenti e senza profitto per alcuno, proverà ben presto una
depressione dalla quale potrebbe nascere lo scoraggiamento.
Mateterialmente, la misura nella quale ogni
individuo può rendersi utile a coloro che lo sollecitano, dovrebbe
essere prevista, soddisfatta e mai sorpassata.
9. L'EQUITÀ. - Esiste d'altronde
un criterio molto semplice per giudicare bene in fatto d'egotismo e
d'altruismo. Consiste nello sforzarci di agire come sarebbe
preferibile che ognuno agisse sia in generale, sia nel caso
particolare.
Non occorre dire come una
nazione di cui tutti gli individui fossero guidati dall'idea di uno
sviluppo personale, che consentisse a ciascuno un massimo d'equilibrio,
utilità, attività, produzione, vedrebbe ben presto diminuire le
malattie, la mortalità, lo sciopero, il carovita, i delitti. Niente
è più giusto, per conseguenza, che di fare, prima di tutto, la
cultura psichica.
Di fronte ad una afflizione,
è meno importante sottrarci alla penosa impressione, procurando al
sofferente un sollievo immediato, ma spesso di poca durata, che
domandarci quel che sarebbe meglio che si facesse, per sopprimere la
causa. Amare il prossimo come se stessi e fargli quel che sarebbe
preferibile fosse fatto a noi, questa è la
formula dell'equità.
L'egotismo consente
all'altruismo il suo massimo potere utilitario. Gli indecisi, gli
esitanti, i deboli non saranno mai di grande aiuto per nessuno. Pur
perseguendo la propria strada verso nuovi ed incessanti progressi,
verso l'acquisto di vantaggi materiali sempre più notevoli, i forti,
invece, sono capaci anche di spandere intorno a sè ogni specie di
bene.
Per essere felice non basta ricevere più o meno, è anche
indispensabile dare, rallegrare, aiutare, sopprimere gli agenti di
disarmonia che dipendono dalla nostra azione. Conquistando, d'altronde,
per mezzo degli sviluppi indicati in questo libro, un orizzonte
mentale sempre più vasto, si elimina ogni meschinità, ogni bassezza
ed ogni arbitrio. La rettitudine morale nasce, infatti,
dall'equilibrio psichico. |