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CAPITOLO IV

IL MODO DI ORGANIZZARE IL PROPRIO DESTINO

 

I. LA VOLONTÀ, IL CARATTERE ED IL DESTINO. - Il concatenamento di un certo numero di causalità troppo complesso perchè possiamo acquistarne conoscenza integrale, predestina ognuno di noi più o meno favorevolmente. Malgrado quello che vorremmo essere, conoscere, possedere, ottenere, ci troviamo limitati e contrariati. Le nostre facoltà, attitudini, tendenze, la nostra capacità lavorativa, i mezzi materiali che la sorte ci ha messo a disposizione, l'ambiente nel quale ci troviamo, sono tanti elementi favorevoli o altrettanti ostacoli alla nostra meta.

  Al destino da noi desiderato si oppone quello che ci impongono le nostre condizioni primitive. Più o meno bene armati per reagire, ci vediamo posti in circostanze alla cui creazione la nostra volontà non ha affatto partecipato, e la cui costrizione sembra ai più, fra noi, tal. mente imperativa, che crediamo di agire con sana ragio. nevolezza subendole passivamente.

  Consideriamo un certo numero di individui. Uno, nato da una famiglia modesta, viene al mondo con una capacità che si sviluppa senza notevole fatica e gli assicura, in cambio dell'utilità e del gradimento che essa dà ai suoi concittadini, una retribuzione lucrosa, qualche volta anche la popolarità e la gloria; un altro, sebbene pos. segga anch'egli allo stato latente un notevole talento, di cui però la valorizzazione richiederebbe qualche anno di cultura speciale, non ha tempo nè mezzi per questa valorizzazione, e vegeta per tutta la sua vita; un terzo, costretto ad una esistenza mediocre dalla propria mediocre organizzazione, soffre tuttavia al contrasto del

l'atmosfera di monotonia in cui vive con lo spettacolo delle carriere brillanti; un quarto, di qualità superiori, subisce il perpetuo inciampo di uno stato fisico malaticcio. Più generalmente, nel momento in cui si comincia a pensare da se stessi, a concepire la qualità degli slanci del proprio « Io » con la costrizione del « non Io » e dell'impulso anteriore al risveglio della propria personalità, un desiderio di triplice modificazione si manifesta nelle profondità del nostro intimo: desiderio di star meglio, di un ambiente adeguato, di una conoscenza più vasta.

  La volontà dell'individuo, chiusa nella trama del suo destino radicale, romperà questa trama se si eserciterà seguendo una norma di cui questo lavoro ha per iscopo d'indicare le direttive.

  Prima di tutto, conviene considerare lo sforzo come la più indispensabile fra le armi che ci sono date per combattere, e persuaderci bene che il primo passo verso la trasformazione del nostro destino deve effettuarsi lavorando alla propria modificazione. « Gli avvenimenti della vita, dice Emerson, nascono sul medesimo ramo del carattere ».

  Abbiamo tentato in quel che precede di mostrare la possibilità di dirigersi, di sviluppare le proprie attività utili, di addolcire la impulsività - risultante d'atavismo, d'educazione e dei caratteri di circostanze primitive. --Supponiamo che il lettore sia sufficientemente allenato su questo cammino : egli non potrebbe applicarsi a quanto segue senza essersi già, in una certa misura, sforzato a rendersi padrone della propria personalità.

 

2. LA SALUTE. - L'efficacia dell'azione personale sul destino si misura dall'intensità e dall'abilità dello sforzo di cui si è 'capaci, sforzo che si compie insufficientemente se la salute fisica lascia a desiderare. Per questo, l'uomo che vuole riuscire si applicherà prima di tutto ad osservare le condizioni necessarie all'equilibrio organico. Nel capitolo secondo abbiamo toccato questo importante soggetto e affermiamo il nostro convincimento sperimentale sul risultato delle prescrizioni che avete letto. Coloro, quindi, il cui stato generale è afflitto solamente da malesseri, da una certa debolezza, da depressioni periodiche, debbono considerare di nuovo il brano citato, ponendovi la più scrupolosa attenzione: dopo qualche settimana, noteranno una regolarizzazione apprezzabile delle proprie funzioni. Continuando a conformarsi alle regole enunciate, essi aumenteranno la propria robustezza. L'età non diminuirà questa robustezza ed una senilità normale li raggiungerà; le loro facoltà non subiranno una diminuzione notevole. I dottori Geley, Michaud, Sartory, de Sermyn, Metcnikoff, ed altre personalità scientifiche hanno mostrato, con esempi notori, che l'estrema vecchiaia lascia sussistere intatta, ed anche aumenta, l'intelligenza di coloro che evitano l'intossicazione. Sventuratamente, il bambino nascendo porta con sè una o più tare fisiologiche, che ostacolano tutta la sua vita. Siccome poi l'organismo reagisce spontaneamente contro ogni equilibrio, se si favorisce, con una igiene ben compresa, questo potere autocurativo, la mag. gior parte dei malati si possono considerare guaribili.

  Lamentevoli sviamenti, indegni del nostro secolo così orgoglioso dei propri lumi, inducono la maggior parte di coloro che soffrono, ad agire in modo da perpetuare il loro stato di sofferenza, quando essi immaginano di mi. gliorarlo. Ci indirizziamo qui ai lettori maltrattati dall'atavismo, desiderosi di eliminare l'elemento interno che intralcia la loro volontà.

   I medicamenti chimici si indirizzano agli effetti delle lesioni o dei disturbi, li allontanano alle volte per qualche tempo, ma non rimediano affatto alle loro cause. Inoltre, se essi dànno un sollievo momentaneo, tuttavia la loro ingestione genera nuove alterazioni. Occorre indirizzarci ai metodi naturalistici, il cui fine è: sollevare il tono vitale ed assicurare così l'energia necessaria al potere auto-reattivo di cui abbiamo parlato più su. L'ali. mentazione razionale, l'utilizzazione delle proprietà dei vegetali, le cure d'aria, la meccanoterapia, il magnetismo, sono i soli mezzi veramente rinnovatori dei debilitati, dei tarati, degli affaticati' ed i più rapidi modificatori di ogni disturbo funzionale.

   Nel capitolo seguente mostreremo come la volontà agisca direttamente sui tessuti, su ogni organo, sulle fun. zioni proprie di ogni organo. Nessun malato deve considerarsi come incurabile. Siamo certi di stupire molti di loro dicendo che per essi il miglior medico sono essi stessi. I sintomi che essi sentono forniscono loro indicazioni sufficienti per comprendere bene il proprio caso, studiandolo in un trattato di patologia.

   Sottomettendosi ad un regime alimentare conveniente, ognuno può favorire potentemente il proprio. ritorno alla salute.  Qui, indirettamente, la volontà pare il primo fattore della guarigione, perchè occorre coerenza nelle idee e fermezza per evitare d'assorbire sostanze controindicate. Le specialità farmaceutiche di cui la quarta pagina dei giornali quotidiani è piena, devono il proprio successo in gran parte alla fiacchezza dei malati, i quali contano su di un medicinale elle li liberi dalla malattia `dispensandoli dalla disciplina gastronomica. Abbiamo il convincimento che le capacità curative attribuite al contenuto di questi flaconi multicolori, pagati a peso d'oro, s'esplicano soprattutto per mezzo della fede, cioè per mezzo dell'autosuggestione.

Ad ogni malattia corrisponde non solamente un regime speciale, ma una igiene particolare dove intervengono diversi mezzi adattati a favorire il funzionamento dell'organo o degli organi interessati. Arricchire il sangue dandogli un elemento di formazione ipotossica, stimolare o moderare date funzioni, per mezzo di reazioni aero, idro, meccano, magneto-terapeutiche; mantener salda e costante la volontà e la speranza di guarire, questi sono, a parer nostro, i veri rimedi. Essi non deluderanno nessuno di coloro che li proveranno lealmente.

3. PIANO D'AZIONE MODIFICATRICE DEL DESTINO. - La vita degli uomini arrivati coi propri mezzi allo scopo cui miravano, mostra che la linea dominante del loro carattere è la continuità d'uno stesso stato d'animo direttivo, al quale essi hanno in principio della loro vita, subordinato tutte le loro altre aspirazioni. Quello che è stato compiuto da questi uomini sembra favoloso. Tuttavia la loro attività fu più uniforme, metodica, giudiziosa, che intensiva. Il loro sforzo giornaliero, quale essi stessi l'hanno descritto ai loro storiografi, non sembra smisurato, febbrile, schiacciante, come alcuni immaginano, ma regolato, calmo, distribuito abilmente.

   Sarebbe inesatto pretendere che ogni individuo risoluto a coltivare la regolarità del lavoro, divenga un giorno eguale ai tipi predestinati ai quali facciamo allusione, a commercianti quali Ruel o Boucicaut, a industriali di gran classe come Carnegie o Rockefeller, ad artisti, letterati, medici, soldati illustri, il cui nome ha percorso il mondo. Ma tuttavia è evidente'che un uomo, per quanto di modeste condizioni e mal favorito dalla propria eredità 'e dalle circostanze, otterrà il massimo di ciò che gli permettono le sue qualità, s'esso tien conto di un piano concepito seguendo un orientamento fisso per modificare il proprio destino originale, conducendolo a poco a poco a coincidere col proprio ideale.

  I romantici deplorano amaramente il contrasto del geniale poeta che soffre la fame in stracci in qualche gelida soffitta, e del bottegaio ottuso, quieto, sazio. .11 primo non sa produrre regolarmente come il secondo. La differenza dell'ineguaglianza della loro vita materiale ha questa sola causa. L'artista dovrebbe essere liberato dalle preoccupazioni pecuniarie.

   Tra questi due estremi si può considerare l'esempio continuamente rinnovato degli individui che vegetano, sebbene provvisti di reali talenti, perchè non li sfruttano con una rettitudine continua ed altri, persone comuni, che col tempo si creano una situazione invidiabile con una regolare attività. Certamente non mancano personalità assai splendidamente dotate di qualità innate per riuscire, divertendosi senza fatica apparente, ed infelici, così tristamente classificati che la loro buona volontà, il loro coraggio e la loro fatica non sono utili che ai lord datori di lavoro. Tutti hanno interesse a seguire i nostri metodi. Nell'estrema indigenza dei mezzi, essi permettono di migliorarci, d'affrancarci, di acquistare a poco .a poco qualità sufficienti per determinare un certo benessere; nell'opulenza dei doni della natura essi contribuiscono ad assicurare l'avvenire del successo.

   Dal nostro lavoro: « Il metodo scientifico moderno del magnetismo » crediamo bene estrarre un passaggio re. lativo a quel che precede: « individui ben dotati, cui un talento innato ha reso la vita facile e valso la maggior parte delle soddisfazioni per le quali l'umanità si affatica, pensano raramente a fare della cultura psichica'. Il determinismo essendo loro favorevole, costoro non provano il desiderio di risalirne la corrente; la loro personalità possiede due o tre buoni mezzi la cui attività consente ad essi di sostenere facilmente una parte assai redditizia o dilettevole, ripagata con ogni sorta di vantaggi. Essi sono ben serviti dal proprio atavismo, ma ne sono anche strettamente tributari. L'energia del loro

«Io» essendo unilaterale, il loro vigore fisico resta debole o nullo per tutto ciò che non concerne il genere di lavoro al quale sono predisposti. Un artista, un letterato, un ingegnere, un medico, un artigiano provvisti di facoltà eccezionali, sono incitati dalla facilità stessa del loro successo ad una passività morale da cui può risultare l'avversità e l'annientamento dei loro valori. Per l'uno sarà una passione (egli le avrà permesso di nascere sornionescamente) che lo condurrà ad una condizione morbosa; per un altro, un colpo emozionale il cui ricordo perturberà per sempre la propria armonia interna; per un terzo, un rovescio finanziario che non si può sorpassare senza la messa in opera delle facoltà che non ha avuto mai l'idea di sviluppare, ecc. ecc.

 « Senza andare al peggio, vediamo comunemente: un uomo conosciuto come intrepido asservito da una sgualdrina; un industriale di valore, incapace di autorità nella vita privata; un beneficiario di una grassa « sinecura liquidarla, sollecitato da bisogni esagerati che s'è creato; un artista che per disperazione d'amore si dà alla tossicomania ed affoga fisicamente e moralmente; una persona di cui diminuiscono le risorse, che si lascia torturare giorno e notte dall'idea del minor lusso e di minori soddisfazioni d'amor proprio.

 « Fare uno sforzo sembra una legge comune; e coloro dai quali il destino non sembra esigerne alcuno notevole, trarrebbero il più gran vantaggio dallo sviluppo totale delle loro facoltà e. .dal conquistare la padronanza su sè stessi ».

«Consideriamo quanto più potentemente s'afferma la personalità d'altri individui che pur favoriti come i precedenti da talenti speciali, hanno incontrato nel principio della loro esistenza, seri ostacoli allo sviluppo, alla messa in valore dei propri attributi: hanno dovuto lottare; hanno dovuto imporsi non solo gli sforzi del lavoro, senza i quali nessuno giunge a niente di onorevole, ma anche privazioni che hanno loro rivelato il proprio potere di controllo sui propri appetiti, ed anche sui propri bisogni. Hanno dovuto rinunciare alla maggior parte dei divertimenti cercati dai giovani loro coetanei. Hanno dovuto resistere incessantemente a quegl'impulsi che li portavano a disperdere le proprie energie ed i propri mezzi materiali. Hanrìo ignorato l'adulazione, la vanità, la mollezza.

 « La mediocrità, il bisogno, l'oscurità, invece di rovinare il loro vigore psichico, hanno loro evitato quella molteplicità di stati d'animo, dove l'uomo incapace di evitare le trappole tese con compiacenza dalla vanità collettiva, disperde sterilmente le proprie forze. La modicità delle rendite di cui disponevano, allontanandoli dalla folla, li ha abituati a trarre l'ispirazione, il coraggio, gli incitamenti da sè stessi. Adesso sono dei « forti » perchè sanno che possono bastare a sè stessi. La possibilità di un'avversità che segue i loro successi non li tormenta, non la temono, perchè già hanno lottato contro essa. E se qualche afflizione che non dipende dalla propria volontà viene a minacciarli, a colpirli, le opporranno la lucidità, la presenza di spirito, la rettitudine del giudizio necessari per evitarla se possibile, diminuirne gli effetti o accettarla freddamente senza esagerarne l'importanza.

 « Coloro che si dànno alla cultura psichica vi sono generalmente tratti dalla constatazione introspettiva del. l'insufficienza dei propri mezzk..Alcuni trattano la questione in modo assai preciso e ne traggono tutto il beneficio possibile, ma i più, di fronte al contrasto della propria debolezza e la specie di superuomo che viene dipinto nei corsi che seguono, si lasciano sconcertare, e troppo facilmente convincere, da questa tendenza alla inerzia nascosta nel fondo di ognuno di noi, della loro incapacità allo sforzo richiesto dalla cultura della volontà: dichiarano che non hanno abbastanza tenacia, che chi li attornia esercita su di essi un'azione dissolvente sulla poca energia che posseggono; che il loro nervosismo interdice loro ogni coerenza di idee; che lo sforzo per mantenere con deliberato proposito tale o tal'altra idea li stanca e età loro mal di testa; elle il loro bisogno quotidiano, oltre le preoccupazioni della vita privata, esaurisce ogni loro capacità psicofisica. Ciò è spesso vero! ».

  Ma, come abbiamo dimostrato nei precedenti capitoli, assolutamente di uno sforzo iniziale nessuno è incapace, e se abbiamo compiuto questo primo sforzo per dominarci possiamo considerarci armati per agire sul destino.

   L'idea, l'intenzione, il desiderio, di trasformare la propria condizione se la si medita con calma, lungamente, con attenzione, suscita dal fondo dell'intelligenza una quantità di cognizioni connesse. Per darci, in questo senso, ad una fruttuosa meditazione, è meglio isolarci, porci in una posizione comoda ed esser pronti a notare tutto ciò che viene alla mente. Il confronto mentale dello stato della propria personalità con quello che si desidera, degli elementi della propria situazione attuale con i vantaggi che si vorrebbero ottenere ispira una serie ininterrotta di riflessioni giudiziose. Così ci rendiamo conto del grado d'attitudine o di conoscenza indispensa. bili per occupare una data posizione od eseguire un dato lavoro. Dall'insieme dei pensieri sorti dalla medita. zione precedente si elabora assai facilmente un piano d'insieme che, con nuove sedute di riflessione, permetteranno di condurre accuratamente a termine.

   Per quanto lontano possa sembrare lo scopo che ci proponiamo, la sua accessibilità s'avvera tangibilmente, se si osservano nettamente le diverse tappe del percorso per arrivarvi. Come per scalare una montagna ci fissiamo dei punti, prescrivendoci : « Per cominciare, io andrò là, di là raggiungerò un punto nuovo più elevato, ecc. », la realizzazione di un piano, l'esecuzione di un lavoro di lunga durata e la realizzazione di grandi disegni nella vita necessita d'una serie di sforzi, ripartiti su un certo numero di tappe. Ogni carriera regolare procede così. Per divenire scultore, per esempio, dopo gli studi generali, quelli dell'anatomia, d'elle diverse parti del disegno, il maneggio degli strumenti, la riproduzione di ogni genere di soggetti segnano tante applicazioni successive alle quali il futuro artista deve costringersi per molto tempo.

  Quando +(nel momento in cui l'ambizione personale si sveglia) l'uomo subisce la spinta di una corrente imposta dalle anteriori necessità, ecessità, la difficoltà, non dissimuliamolo, è enorme; mai insormontabile.

« Per trarre dai nostri sforzi il massimo risultato conviene portar la nostra scelta e mantenerla su quel genere d'occupazioni cui ci sembra essere predisposti per assimilarlo nel modo più completo, perfetto e facile. L'individuo costretto dal bisogno a darsi ad un lavoro, che non lo attrae affatto e durante il quale col pensiero torna incoscientemente verso la posizione che gli sarebbe convenuta, ha interesse di notare tranquillamente le possibilità di un cambiamento ed i mezzi per eseguirlo a grado a grado. La cultura psichica arma sufficientemente i più per tentare, con ogni probabilità di successo, una rettifica dell'esistenza. Invece di logorarsi con sterili rimpianti, ci si deciderà a compiere il còmpito presente nel modo più perfetto possibile, assegnandogli la parte di esercizio per la padronanza su se stessi. Si farà uno sforzo per non pensare ad altro che a quel che si fa. E durante le ore di lavoro si utilizzeranno le proprie facoltà intellettuali per esaminare come creare la situazione che si desidera, ed acquistare le conoscenze necessari per questo ecc., si valuteranno i periodi di tempo occorrenti per questo « volta faccia », si traccerà un piano d'insieme suddiviso in più. tappe, aventi ciascuna il proprio scopo distinto, e ci si porrà all'opera con calma e fermezza.

  Gli ostacoli inevitabili debbono essere considerati con cura, stimati nel loro giusto valore, studiati ad uno ad uno nel momento voluto, attaccati, eliminati, abbattuti successivamente. Se considerate come un blocco impressionante l'insieme delle difficoltà che si oppongono alla realizzazione della vostra volontà, vi autosuggerite il timore. Prima di pensare agli ostacoli è necessario ricordarsi che si vuol riuscire, e bisogna evitare di concepire l'insuccesso. Invece di sprecare le nostre forze, pensiamo a sormontare il primo ostacolo elle incontriamo, badiamo quindi al secondo ed a concentrare poi tutta la nostra energia sullo sforzo presente.

  Se la fortuna dipendesse soltanto dall'unico ostacolo che vi arresta, impeditele di privarvi di ciò che desiderate: la vedreste con altri occhi. Andate avanti: ogni vittoria vi darà un po' più di sicurezza : giungerà un momento nel quale non soltanto le difficoltà non vi turberanno più, ma le attaccherete automaticamente, ed anzi saranno per voi come un elemento di soddisfazione la cui privazione vi spiacerà » (op. citata).

 

4. ALCUNE QUALITÀ INDISPENSABILI. - La prima fra tutte le qualità volontarie è l'energia. La seconda è il frenare l'energia, la sua calma e giudiziosa ripartizione, senza inutili sprechi, senza restrizione nello sforzo stabilito, sempre misurata, calma, uniforme. Si aumenta l'energia stessa

    1° con l'osservare le regole indicate precedentemente per _accumulare la forza nervosa.

    2° con l'allenamento.

    3° con la constatazione dei felici risultati ottenuti. L'abitudine di reprimere l'espansività, di esaminare seriamente l'opportunità di ogni decisione che siamocostretti a prepdere, ci permette di trattenere continuamente l'impulsività nella vita attiva e negli affari.

  .Quando abbiamo tracciato le linee principali del piano generale di modificazione del destino, quando abbiamo sufficientemente precisato la mèta particolare di ciascuna delle tappe che esso comporta, conviene, senza perder di vista l'insieme o lo scopo finale, impegnarci unicamente a realizzare tutto ciò che era stato previsto per la prima tappa.

  Svegliandoci, dopo qualche minuto impiegato per riprender coscienza dell'orientamento che abbiamo assegnato alla nostra vita, spontaneamente pensiamo di « far punto », cioè meditare per un breve istante sui problemi in corso di risoluzione, cercando di renderci conto dove siamo arrivati.

  Quindi, gli obblighi della giornata che comincia occuperanno il nostro pensiero. Raccomandiamo la rappresentazione, come in una sosta di cinematografo mentale, di quel che deve accadere nelle dodici ore seguenti. Vediamoci agire noi stessi secondo le direttive migliori, dominando le occasioni di errore, riuscendo ad abbattere ogni difficoltà, ottenendo la passività degli uni ed il concorso degli altri, ecc.

  Un periodo giornaliero di lavoro, se lo si considera come una pietra che, aggiunta ad altre simili, fa procedere la costruzione del piano che si ha di mira, sembra attraente e fecondo.

  Tutta questa meditazione iniziale richiede appena un quarto d'ora. La sua importanza esige che non la si sacrifichi alla trascuratezza di un risveglio tardo od alla fantasia dell' immaginazione quasi sempre vagabonda quando esce dal mondo dei sogni.

  A colui che ha deciso di sviluppare la propria potenza personale, e di mettere in azione senza tregua le forze cieche, ma docili del destino, i mille movimenti della giornata sembrano tanti esercizi per acuire le proprie facoltà. Vestendosi, coltiverà' l'abitudine dei gesti precisi, rapidi, elastici, tenterà di indossare gli abiti nel minor tempo possibile senza trascurare nessun particolare. Intraprenderà il proprio lavoro con attenzione, fermezza, metodo. Non trascurerà di servirsi degli incitamenti antagonistici, come d'occasioni di controllo dei propri impulsi. Nei suoi rapporti con chi gli sta attorno, clienti o colleghi, applicherà il suo sguardo fisso centrale, la parola positiva, i principi della persuasione, badando nello stesso tempo a scegliere e'combinare correttamente, senza lungaggini ed oziosità, le parole di cui dovrà servirsi. Quando capiterà una difficoltà, concentrerà vivacemente la sua attenzione senza allontanarsi dalla serenità; deciderà come procedere per risolvere l'ostacolo e l'attaccherà subito. Nei momenti di « fretta », quando un certo numero di punti di vista o di occupazioni solleciterà simultaneamente la sua volontà, egli le disporrà mentalmente nell'ordine che gli sembrerà migliore per l'azione, e sempre calmo (ciò che non gli impedirà di compiere molte cose in poco tempo), intraprenderà ogni cosa e tratterà la seguente appena avrà condotto a termine per bene la prima. Nel libro " L'uomo che riesce " Sylvain Roudés ha fissato con poche linee vivaci le qualità adatte per il lavoro: guardate da ogni lato, scrive, egli, il lavoro che dovete fare, non cercate di dissimularvi le difficoltà, e vedete se potete vincerle. Ogni volta che vi mettete al lavoro, pensate esclusivamente a ciò che fate: non abbiate altra idea nel capo! Questa sia ITìmnica vostra preoccupazione!

  Il cervello comanda i muscoli e se avete altre idee in mente, lascerà sfuggire la forza nervosa in più direzioni alla volta, invece di concentrarla su quella che dovrebbe occuparlo. Avrete delle distrazioni.

  « Ogni parte del vostro lavoro deve essere per voi egualmente interessante e per ognuna dovete avere la medesima cura ».

  Non abbiamo tutti la, medesima capacità di lavoro.

Ognuno dovrebbe applicarsi a conoscersi bene, a valutare quanto lavoro giornaliero può far senza alterare la propria salute, e' cercare di limitarlo conseguentemente. I lavoratori accaniti non riescono sempre. Giungere all'esaurimento significa andare alla rovina : l'applicazione

  « Nessun còmpito è inferiore ad altri, l'opera più umile esige la sua parte d'attenzione che non deve esserle mai negata. Se si analizza bene, se si comprende bene un primo lavoro, il lavoro seguente sarà ancor meglio eseguito con lo spirito e con la mano già allenati dall'osservazione e dall'esecuzioine precedenti. Così di seguito, il lavoro del mattino beneficierà dell'esperienza acquisita in quello della sera ».

  Insistiamo sul fatto che, per tener conto di tutti questi eccellenti principi, è indispensabile una riserva di energia.  Nel momento preciso in cui la noia, la stanchezza, le idee incidentali, le derivazioni esteriori tendono ad ostacolarci nell'applicazione della linea di condotta stabilita, la reminiscenza volontaria delle nostre direttive ricondurrà istantaneamente il nostro atteggiamento mentale in quelle condizioni in cui la sua azione riflessa sui nostri plessi trova l'accumulazione di forza voluta.

  Una delle principali cause di dispersione, di spreco delle potenze dell'essere sta nel far conto su altri fattori invece di quelli che nascondiamo in noi stessi. Non solamente ognuno deve alimentare la fiducia in se stesso, ma occorre abituarci à contare su noi stessi. « Viviamo, dice Sylvain Roudés, sotto il regime della bronzea legge. Produrre molto, a basso costo, obbliga la miniera, l'officina, la terra a retribuire male uno sforzo eccessivo, ad oltrepassare il limite imposto dalla natura alla macchina umana, a violare nel nome delle necessità le regole indispensabili alla sua conservazione ed al suo perfezionamento.

  Finchè l'uomo sarà nemico dell'uomo e finchè questa divisione favorirà l'appetito di qualcuno a detrimento di tutti gli altri, finchè il diritto alla felicità ed al benessere di quelli che ne sono degni non sarà scritto con caratteri indelebili in testa alla legge, finchè le classi non si uniranno in un unanime e fraterno accordo, finchè la forza e non la ragione sarà regina del mondo, durerà lo stato attuale delle cose. Contro questa situazione desolante  continua lo stesso autore vi è un solo rimedio efficace: questo rimedio è l'educazione individuale esercitata da sè stessi sul proprio carattere, sui propriatti ».

   Non si potrebbe parlare meglio. Niente presagisce un'epoca anche assai lontana in cui la collettività sarà organizzata, un giorno, con giustizia nei rapporti con l'individuo. Contiamo dunque esclusivamente su noi stessi. Perfezioniamo le nostre attitudini, le nostre fa. coltà, aumentiamo la nostra energia, esercitiamo la nostra volontà e mentre teniamo conto delle discordanze esterne, non perdiamo tempo a recriminare. Non perdiamoci in lagnanze contro l'ingiustizia sociale, la cupidigia degli sfruttatori, l'imperizia dei governanti, il ca. rattere di quelli di cui ci dobbiamo lagnare.

  Non lamentiamoci contro la sorte, le combinazioni contrarie, il grave sforzo che dobbiamo sostenere: organizziamoci nel quadro del destino iniziale e manovriamo con calma, metodicamente, per trasformarlo. Invece di interpretare le azioni o le circostanze che ci sono con-. trarie dicendo: « se questo non fosse capitato », oppure «se un tale avesse compiuto il suo dovere verso di me », val meglio (avendo càpito che le, recriminazioni e i fastidi sprecano inutilmente la nostra forza mentale) dirci « come posso scusare ciò che deploro? Come evitarne il ritorno? Come sottrarmi a questo spiacevole evento? » Agli uomini bisogna opporre la diplomazia, agli eventi regolare, uniforme e con orientamento costante dà un maggior risultato utile che un lavoro assai intenso alternato con periodi di inazione. Se il successo al quale miriamo, richiede durante qualche tempo uno spreco eccessivo di forze, soltanto allenandoci 'progressivamente ad aumentare il proprio potere di rendimento, riusciremo a sostenere nel modo più sicuro un po' più tardi, durante settimane, mesi, anni, se è necessario, l'attività intensa che ci proponiamo di usare.

  Saperci riposare, rilassare, staccare dalle proprie preoccupazioni, merita una seria -attenzione da parte nostra. II sonno, di cui abbiamo già trattato, non è sufficiente per ristorare tutte le nostre facoltà. In appresso, descriveremo il miglior metodo per ricuperare le forze: l'isolamento.

  Nel corso della vita ordinaria, un grande numero di distrazioni ci viene offerto, di cui poco importa la scelta, purchè esse realizzino la duplice condizione di cambiar le nostre idee quasi completamente durante la loro durata e di non lasciar nello spirito alcuna sorgente d'ossessione o di dissipazione. Ecco ciò che diciamo a tal proposito, in un volume già citato : « Gli uomini più occupati, quelli che rappresentano nell'umanità parti importanti, assegnano un posto giornaliero nella loro vita alla ricreazione fisica e morale. La migliore fra tutte è senza dubbio la pratica di uno sport moderato che esiga il concorso di facoltà completamente differenti da quelle messe in giuoco durante il lavoro. Camminare costituisce lo sport più elementare. Sotto tutti i punti di vista esso è eccellente. Il pattinaggio, il canottaggio, il nuoto sono egualmente salutari per il corpo e per lo spirito. Gli' spettacoli hanno l'inconveniente di predisporre ad una molteplicità di stati d'animo che sminuzzano l'attenzione. Perdono i loro inconvenienti per quelli che sono già sufficientemente padroni di sè stessi e che, pur dandosi completamente alle emozioni teatrali durante gl spettacoli, riprendono, uscendo, l'intiero. controllo su sè stessi e non si lasciano ossessionare, quindi, da reminiscenze prolungate ».

  Se è prudente non contare che su noi stessi per la realizzazione dei nostri piani, questa regola si applica per prima cosa alla loro concezione e all'apprezzamento degli esseri e delle cose. Senza negligere di informarci dovunque possiamo, è necessario che ci abituiamo a vedere da noi stessi e a formare i nostri giudizi con perfetta indipendenza.

  I consigli, le opinioni, le esortazioni delle persone sperimentate e saggie, possono utilmente contribuire ad illuminarci; il modo di vedere dei più umili deve anche esso formare l'oggetto di un esame imparziale, ma in ultima analisi la vostra personalità è sempre il miglior giudice per quel che vi riguarda.

  Seguire un'opinione perchè è sostenuta da un uomo illustre o da una collettività importante, temere di allontanarsi dalla strada battuta, dai metodi empirici, costituiscono altrettanti inciampi allo sviluppo dell'individualità. Se la grande massa degli uomini subisce lo schiavismo, l'antifisicismo e l'oppressione sociale, questo si deve al fatto che essa non ha imparato a pensare da sè stessa. Colui che vuole dominare il destino dovrà evitare tale scoglio. Prima di tutto si spoglierà di ogni vanità. L'acquiescenza del proprio giudizio ispirata dalle proprie direttive, dallo scopo che persegue resterà la sola cosa importante per lui. Troppe reali difficoltà barricano la strada per non badarvi; rifiutiamoci invece implacabilmente di dar peso ai « che si dirà? », ai pregiudizi, ai costumi inveterati, allo spirito campanilistico, di setta, di casta, alle idiosincrasie familiari ed anche nazionali.

  L'esperienza fa il confronto fra la verità e l'errore. Gli indecisi evitano, forse, un certo numero di colpi e di dispiaceri, ma ne subiscono dei peggiori. Il meglio è di deliberare con ogni indipendenza, di provare il risultato delle proprie decisioni dopo la feconda lezione dei fatti.

5. FORTUNA E DISDETTA. - Considerato nello studio del meraviglioso sotto tutte le forme, il problema della fortuna ci ha appassionato. Quante persone che abbiamo osservato, che ci sono sembrate favorite da invisibili agenti che per loro dispensavano ogni gioia, allontanavano le conseguenze delle loro colpe, mandavano a monte gli affari dei loro avversari, prodigavano il successo, i favori della -gente in genere e magari l'adorazione! Altri ne abbiamo visto, e quanto più numerosi, afflitti da molteplici disinganni, da sventure che andavano aumentando, subire le malattie, la miseria, amareggiati atrocemente nei loro sentimenti più nobili ed elevati. Problema sconcertante!

  Veramente sembra elle una stella radiosa sorga alle volte dalla nascita, protettrice del destino, mentre una nera fatalità stia tenace all'ombra delle infelici creature e le spinga implacabilmente fino all'estremo limite del doloroso sentiero della disperazione.

  Dalla massa dei ricordi commoventi, preziosamente nascosti nella nostra memoria, si sviluppa particolarmente amara la constatazione dell'apparente incoerenza degli intangibili dispensatori della buona e della cattiva sorte. Perchè mai abbiamo assistito nel medesimo tempo all'insolente trionfo degli spiriti massicci attaccati ad un grasso appetito ed alla sapiente tortura d'esseri deliziosi, nei quali ogni sensibilità ed ogni nobiltà sembravano unirsi colla più squisita finezza? Non esiste forse che l'apparenza d'altre causalità, elle l'incatenamento fatale dei fatti che colpiscono i nostri sensi?

  Quando un infelice trascorre la sua esistenza gemendo sotto la stretta d'un male trasmessogli dai suoi antenati, dobbiamo noi limitare le nostre riflessioni alla legge fisiologica dell'eredità? Quando una catastrofe sconvolge e rovina l'edificio costruito con anni di lavoro, quando stende sulla vedova in piena giovinezza un lenzuolo di inconsolabile affanno, disperde i bambini e li confina nella più ripugnante promiscuità,- l'incidente iniziale limiterà forse il nostro slancio verso la conoscenza dei più sconcertanti perchè? Quando un momento di disattenzione conduce all'irreparabile, perchè non cercheremo la causa che ci dà la spiegazione di una simile sproporzione?

  In un volume seguente torneremo su questo argomento_ appassionante. Presentemente considereremo la fortuna solo in rapporto alla volontà: perchè, se nessuno può' illudersi di afferrare questa pazza, ognuno nasconde in sè stesso mezzi che gli consentono di sottrarsi all'ipotetica entità avversaria e determinare da sè stesso i favori di cui la fortuna gli rifiuta il dono.

   Non abbiamo potuto scoprire la minima relazione tra la fortuna ed il merito personale, quale s'intende comunemente; ma l'esperienza ci ha dimostrato che lo sviluppo dell'individualità psichica, nel modo che indichiamo in questo libro, libera a poco a poco colui che vi si applica dalla stretta del fato, che sembra connaturale con la sua personalità.

  A mano a mano che si rinforza la volontà, essa pesa sempre più sulla bilancia delle cause multiple da cui nascono gli avvenimenti. L'essere umano diventa allora un fattore cosciente del proprio destino: non è più sbattuto come una fragile barchetta sull'Oceano della vita. Il suo giudizio diventa un timone preciso elle egli regge con tutta l'energia della volontà allenata.

  Coloro i quali sostengono fanaticamente il potere della volontà pretendono che l'uomo dipenda esclusivamente da sè stesso. I fatalisti proclamano invece che ognuno subisce un inevitabile destino. A nostro parere, quest'ultimo esiste, ma appena ne prendiamo conoscenza e insorgiamo contro i suoi elementi sfavorevoli, lo modifichiamo per quanto ci sforziamo con criterio. Infatti, nessuno può negare che l'allenamento della volontà permette.  Di migliorare la propria salute fisica, di aumentare la resistenza del proprio organismo, di agire sulle proprie funzioni coll'autosuggestione;

  Di regolarizzare in sè stessi l'impressionabilità, l'emotività, la sentimentalità, l'impulsività, l'immaginazione, la memoria e le altre manifestazioni subcoscienti e consente di porle sotto la direttiva dell'idea riflessa del giudizio;

  Di annullare, se occorre, l'influenza sulla propria persona degli altri considerati individualmente, dell'ambiente, della collettività: per conservare l'intiera libertà del proprio pensiero e delle proprie azioni;

  Di esercitare intorno a sè e su coloro coi quali si deve eventualmente trattare, un'influenza che li predisponga in nostro favore, in modo da ottenere in misura massima considerazione e favori per la facoltà, le attitudini, le competenze che possediamo; 

  Di sapere ispirare nella propria sfera sentimenti ed idee suscettibili d'orientare utilmente coloro_ ai quali ci interessiamo;

  Di riunire il massimo degli elementi di successo e di resistenza contro l'avversità;

  Di effettuare un progresso continuato, d'accrescere la capacità ed il vigore delle proprie facoltà, la larghezza della propria intelligenza e dei mezzi d'azione.

  D'altronde, per la maggior parte di noi le probabilità di successo e le fatalità si manifestano nel corso dell'esistenza in modo presso a poco equivalente, e appena lo sforzo personale interviene tenace e con qualche continuità, la bilancia non tarda a pendere dal lato buono.

6. LE PROVE, L'AVVERSITÀ, LA SFORTUNA. - Ecco due.atteggiamenti egualmente fatali -li fronte all'avversità : la rassegnazione passiva e la rivolta cieca; entrambe paralizzano l'azione della volontà. L'esistenza più favorita comporta ore di 1 tormento e ben rari sono coloro a cui la vita non riserba parecchi periodi opprimenti. In presenza di qualsiasi eventualità affliggente, necessita prima di tutto conservare la propria calma, concentrarsi ed esaminare la situazione senza aggiungere o toglier nulla ai fatti. Lo sviluppo psichico evita sempre un gran numero di calamità e siamo persuasi che ad un certo grado le impedisca radicalmente.

  Nel momento in cui càpita una di queste calamità, la lucidità di spirito, la rettitudine di giudizio, lo spirito di « lotta malgrado tutto » ne riducono al minimo le cattive conseguenze e ne eliminano anche sistematicamente le cause.   Come un generale attento a seguire le peripezie della battaglia, pronto a replicare, seguendo la propria scienza strategica, ai vantaggi momentanei del nemico, così ciascuno di noi, nell'ora del pericolo, deve mobilitare le proprie facoltà, manovrarle, abilmente, darsi corpo ed anima per compiere lo sforzo, non accettare mai una sconfitta definitiva, accogliere gli insuccessi col sorriso, senza mai dimenticarsi che può reagire e che egli conta come un elemento importante nel giuoco delle forze favorevoli e contrarie.

  Vi sono certe sventure che implicano l'irreparabile. Solo un atteggiamento preventivo può scongiurarle: la disattenzione, la 'trascuratezza, l'ignoranza, la debolezza morale ne determinano la maggior parte.  L'abitudine della meditazione pregiornaliera raccomandata nel capitolo precedente può essere considerata come una misura di vigilanza, perchè durante la sua effettuazione, una quantità d'associazioni d'idee, di riflessioni, di reminiscenze, illuminano la mente dandole una specie di prescienza sui pericoli possibili e dando utili ispirazioni sul modo di evitarli.

  Mettendo con serietà in opera la nostra intelligenza, la nostra volontà e la nostra attività, possiamo esser certi di abbattere rapidamente le diverse difficoltà che ci càpita d'incontrare; e questo, tanto più' presto quanto sapremo meglio conservare esclusivamente la nostra tensione mentale verso un sol punto alla Volta.

  Colui che subisce passivamente i colpi della sorte, che non mantiene la speranza e l'intenzione ferma di giorni migliori, che si abbandona, in - una parola, al destino, non può aspettarsi che questo si modifichi.

  Non bisogna confondere la calma con l'indifferenza o la stanchezza. Quest'ultima s'insinua alle volte per qualche ora e per qualche giorno nell'anima dei più intrepidi, ma costoro la superano rapidamente. Sotto l'impassibilità esteriore ed in connessione con la serenità attiva, una volizione continua che parte dalle maggiori profondità della coscienza, deve animare l'individuo che lotta contro l'antagonismo o l'afflizione.

  La fretta febbrile, invece, non è attività: a nulla serve. mostrare i pugni, contrarre i muscoli, agitarsi, disperdere la propria energia in più direzioni alla volta, cedere agli impulsi emozionali che si provano. Più grave è il caso, più urgente s'impone la conservazione della calma e l'appello alla ragione.

   Senza attardarci nel temere le diverse eventualità spiacevoli, che potrebbero capitarci, consideriamo quanto, all'occasione, saremmo soddisfatti di trovarci in possesso di una solida volontà corazzata da un'impassibilità imperturbabile, ed aggiungiamo questo motivo a tutti quelli dai qualii trarremo lo slancio necessario ogni giorno per perseverare nella via energetica.

 

7. CONCEPIRE DA IDEALISTA, ESEGUIRE DA REALISTA.

« Mirate in alto », raccomanda Andrew Carnegie ai giovani impiegate desiderosi di riuscire, ed aggiunge: « non pagherei un fico secco pel giovane che non si vede già socio del capo d'una importante ditta; non contentatevi un solo istante nei vostri pensieri d'essere l'impiegato principale, direttore od amministratoree generale di non importa quale impresa, per quanto possa essere considerevole. Ognuno si dica : il mio posto è in cima. Siate re nei vostra sogni. Fate il voto di raggiungere quel posto con una reputazione senza macchia, e neon fate altro voto che possa distrarre la vostra attenzione ». (« L'impero degli affari »).

    Cominciando il proprio piano generale della vita, ognuno deve mirare alla vetta. Ciò è indispensabile per raggiungere il punto più elevato possibile. Ma questo non implica la presunzione ed il vagabondaggio dell'immaginazione nelle fantasticherie dove i contemplativi amano tanto distrarsi dalla realtà. «Mirate alto », ma nello stesso` tempo rendetevi conto di, tutte le capacità chu vi toccherà accumulare successivamente per giungervi. Stabilite d'acquistare le.qualità e di porvi nelle condizioni_ necessarie per questo. Ogni uomo potrebbe compiere molto di più, se non restringesse il proprio ideale al probabile avvenire che gli prepara lo stato attuale.

   Senza tregua, stimolato da una nobile ambizione, lo sforzo, il lavoro, la resistenza alle tentazioni dissolventi si compiono coll'aiuto di un potente soccorso. Saper congiungere la mira mentale dei più grandi successi ad un positivismo preciso nel dominio dei fatti, costituisce una delle qualitàà più sicure per regolare con successo il pro. prio destino.

   Occorre, dice un saggio proverbio, camminare con gli occhi atcielo ed i piedi in terra, non perdere di vista il piano delle realtà durante i nostri atti, ma orientarci verso le cime durante i momenti meditativi che preparano così bene all'azione.

Ambizione non significa necessariamente desiderio smisurato di ricchezza e d'onore: lo studente medico, innamorato della propria professione, si immaginerà di diventare l'eguale di quel gran clinico di cui segue oggi l'insegnamento; l'artigiano manterrà il proprio pensiero sul desiderio di produrre con una 'perfezione ed una rapidità senza pari; il giovane debuttante di una casa di commercio si figurerà simile a quel tale esperto del ramo che egli segue, e vivrà col desiderio di conoscere nei più minuti particolari tutte le cose che vi si riferiscono.

  In tutti i campi il medesimo principio trova la sua applicazione. Qualcheduno malaticcio o che deve deplorare qualche insufficienza, dovrà sormontare prima l'ostacolo d'un simile stato. Eviterà di lagnarsi e si applicherà' all'esecuzione esatta delle indicazioni date nei capitoli primo, secondo e terzo. Ben presto egli avrà acquistato l'equilibrio di cui difettava.

  Una delle maggiori sorgenti di soddisfazione che sia offerta all'uomo, è il possesso di una competenza superiore alla media, sia nella sua professione, se ne esercita una, sia, se è favorito dalla fortuna, in un ramo di sua scelta. Orbene, solo un'applicazione prolungata durante anni dà le conoscenze e la padronanza indispensabili per possedere a fondo un'arte qualunque. La più umile professione, quando vi si eccelle, vi crea un sorta di regalità, oltre i profitti materiali che se ne traggono. Tutti gli individui che abbiamo conosciuti; a qualunque livello sociale appartenessero, e le cui capacità professionali erano fuori classe, erano raggianti d'ottimismo e di serenità. Che cosa è più desiderabile di questa sicurezza, di questo valore, di questa scienza approfondita che consente il massimo d'utilità sociale, che assicura la stima, che attira a sè l'aristocrazia dell'ambiente nel quale si vive e inoltre procura generalmente una vita larga e facile?

Se inventori di genio muoiono nella miseria, ciò di pende dalla mancanza di uno degli elementi necessari per farsi valere, generalmente il senso della realtà negli affari. Un capo fabbrica in un'industria qualunque guadagna spesso dieci volte più di un sapiente di prim'ordine: il valore dell'uno ha potuto adattarsi al piano utilitario, mentre che l'altro, assorbito dai propri ideali, si è ricusato ad un simile adattamento: ma ha tuttavia la soddisfazione morale inseparabile da una profonda competenza.

  « Mirando in alto », è importante non omettere nulla, e l'inventore di cui parliamo dovrebbe non solamente ambire la scoperta che sogna, ma le qualità di lotta e di influenza personale, con le quali diffonderà il frutto delle sue fatiche.

   Da tutti i punti di vista la cultura psichica, lo sviluppo della personalità appaiono come il mezzo ed il complemento indispensabile per ogni altra educazione. Centinaia di laureati e di liberi docenti vegetano. Le loro cognizioni restano inutili. Il sapere ch'essi hanno pazientemente acquistato si spegnerà con essi, senza aver loro portato il minimo compenso, •perchè mancano di quella « forza di carattere » che apre le porte, vince l'indifferenza, decide gli altri a concorrere, ottiene l'equivalente di ciò che si dà. Ci inchiniamo con simpatia e anche con rispetto davanti a queste vittime di una volontà insufficiente, citandole a titolo d'esempio per mostrare che il valore intrinseco deve a sè stesso la possibilità d'acquistare le qualità che fanno valere il merito e gli dànno con aspra lotta il posto che gli spetta.

 

8. EGOTISMO ED ALTRUISMO.  Mentre l'egoismo consiste nel sacrificare senza pietà gli altri ogni volta che lo si giudichi necessario per ottenere una soddisfazione qualunque, l'egotismo è uno stato d'animo caratterizzato dalla determinazione di estendere la propria personalità. L'egoismo procede sempre da una certa debolezza; l'ego-tismo, al contrario, costituisce una forza. Se siete deciso a non lasciarvi imporre nulla dagli altri contro la. vostra salute, le vostre facoltà, il vostro successo, la vostra influenza personale, siete egotisti. Manifesterete invece dell'egoismo mostrandovi desideroso di beneficiare da solo dei vantaggi che vi assicurano i principi dell'egotismo. Nessuno è riuscito da sè stesso, se non ha, durante un certo tempo, concentrato la sua attenzione sulla propria persona e sul proprio scopo. « Niente ha potuto stornarlo, dice Roudès, nessuna critica ha potuto paralizzare il suo agire. Allontanando, gli ostacoli con l'abilità o col danaro, con lo sguardo insensibile alle attrattive del cammino, sordo ad ogni sentimentalità, egli ha camminato senza fermarsi, conpasso sicuro e volontario, verso la vittoria che desiderava, verso la superiorità che ambiva ». (« L'uomo che riesce »).

  Roudès non vuol dire che colui il quale èè stato citato per esempio ha distrutto in sè stesso ogni sensibilità, ma che invece di sprecarla in mille occasioni, l'ha conservata per prodigarla al momento giusto.

  L'egotismo non sopprime l'altruismo: lo regola. L'uomo dalla volontà s'imporrà volentieri uno sforzo supplementare per rendersi grato un amico o soccorrere qualcuno in disgrazia: rifiuterà invece un gesto che paralizzerà la propria azione o sconvolgerà i suoi piani.

  Ognuno, deve beneficare, secondo la propria ricchezza. Moralmente colui di cui tutta l'energia non è di troppo per sostenere il proprio coraggio e mantenere la calma dei propri nervi in mezzo alle difficoltà, deve allontanarsi dai depressi e cercare invece la società dei forti, degli audaci, dei cervelli robusti. Altrimenti e senza profitto per alcuno, proverà ben presto una depressione dalla quale potrebbe nascere lo scoraggiamento. Mateterialmente, la misura nella quale ogni individuo può rendersi utile a coloro che lo sollecitano, dovrebbe essere prevista, soddisfatta e mai sorpassata.

  

9. L'EQUITÀ. - Esiste d'altronde un criterio molto semplice per giudicare bene in fatto d'egotismo e d'altruismo. Consiste nello sforzarci di agire come sarebbe preferibile che ognuno agisse sia in generale, sia nel caso particolare.

  Non occorre dire come una nazione di cui tutti gli individui fossero guidati dall'idea di uno sviluppo personale, che consentisse a ciascuno un massimo d'equilibrio, utilità, attività, produzione, vedrebbe ben presto diminuire le malattie, la mortalità, lo sciopero, il carovita, i delitti. Niente è più giusto, per conseguenza, che di fare, prima di tutto, la cultura psichica.

  Di fronte ad una afflizione, è meno importante sottrarci alla penosa impressione, procurando al sofferente un sollievo immediato, ma spesso di poca durata, che domandarci quel che sarebbe meglio che si facesse, per sopprimere la causa. Amare il prossimo come se stessi e fargli quel che sarebbe preferibile fosse fatto a noi, questa è la formula dell'equità.

  L'egotismo consente all'altruismo il suo massimo potere utilitario. Gli indecisi, gli esitanti, i deboli non saranno mai di grande aiuto per nessuno. Pur perseguendo la propria strada verso nuovi ed incessanti progressi, verso l'acquisto di vantaggi materiali sempre più notevoli, i forti, invece, sono capaci anche di spandere intorno a sè ogni specie di bene.

   Per essere felice non basta ricevere più o meno, è anche indispensabile dare, rallegrare, aiutare, sopprimere gli agenti di disarmonia che dipendono dalla nostra azione. Conquistando, d'altronde, per mezzo degli sviluppi indicati in questo libro, un orizzonte mentale sempre più vasto, si elimina ogni meschinità, ogni bassezza ed ogni arbitrio. La rettitudine morale nasce, infatti, dall'equilibrio psichico.

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