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CAPITOLO V

LE GRANDI FONTI D'ENERGIA

1. L'IsoLAMENTO. - Questa pratica e quelle che. seguono sono raccomandate all'unanimità da tutti gli specialisti della volontà. Ci limiteremo a descriverle, soppri. mendo ogni commento tecnico. Chiunque può provarle senz'altro; ma, per ricavarne il massimo effetto, ci sembra indispensabile che si osservino almeno le principali regole già indicate.

  Isolarsi, consiste nel sottrarsi al maggior numero possibile di fonti di percezione, e specialmente all'ambiente abituale. Molti uomini molto attivi capiscono l'importanza d'un isolamento periodico. _•Alcuni lasciano il loro ufficio od il loro magazzino, dal sabato al lunedì, per ri. tirarsi in qualche villetta sita lontano da ogni agitazione, dove nulla ricordi loro gli affari. In America questo sistema è generalizzato : la maggior parte delle persone affaccendate, che vediamo agitarsi in Brodway o in Wallstreet durante il giorno, giunta la sera, vanno nella loro casa appartata nei sobborghi di Nuova York. Per isolarsi si può procedere in diversi altri modi, per esempio alzarsi la mattina un'ora più presto del solito ed andare a sedersi in qualche giardinetto pubblico, a meno che non si preferisca percorrere tranquillamente una strada deserta, o la domenica, sia anche per una o due ore soltanto, allontanarsi da casa e andare al bosco a divagarsi per riposare il cervello.

Quando, durante la giornata, dopo molte ore di strapazzo, si prova una' forte stanchezza, un quarto d'ora di vagabondaggio nelle strade vicine riposa utilmente. D'altronde, si presentano molteplici occasioni per praticare una specie di isolamento : un tragitto in auto, in tramvai, in treno, una attesa in qualche ufficio dove si ha da fare, ecc. Gli svogliati non perdono mai alcuna di queste occasioni, ma non sanno uscire dal loro torpore all'istante voluto. Questa è una delle ragioni per cui abbiamo detto più su che occorre una certa disciplina prima di affrontare questo capitolo.

  D'altra parte, l'isolamento materiale non implica necessariamente il rilassamento mentale. Non mancano esempi di uomini ai quali il cambiamento di ambiente non consente quell'inerzia momentanea del pensiero, sola causa di riposo previsto per la pratica di cui parliamo. Applicandoci all'esercizio seguente, possiamo anche in mezzo al rumore, all'agitazione, da un minuto all'altro rarefare, poi sospendere il corso dei nostri pensieri.

  La migliore posizione, lo stare distesi, facilita la sospensione delle operazioni mentali; ma anche seduti possiamo ottenere il risultato previsto, sebbene in modo un po' più difficile in principio.

  Prima; applichiamoci a rilassare per bene i nostri muscoli, badando prima ai piedi che debbono essere appoggiati, successivamente alle gambe, al dorso, al collo; poi alle braccia ed alle mani.

  Verificare così che il corpo riposi con tutto il suo peso egualmente ripartito, e socchiudendo per metà le palpebre immaginiamoci di vedere i contorni del nostro corpo ed esprimiamo interiormente l'intenzione di « rientrare in noi stessi », cioè di interrompere momentaneamente ogni contatto con l'esterno.

  Continuando questo primo esperimento durante un tempo variante da tre a cinque minuti, non tarderemo a sentirei presi da una specie di piacevole torpore accom-pagnato da una freschezza che si sente correre lungo i muscoli, insiemee ad una sensazione di riposo perfetto.

  In secondo luogo dirigiamo la nostra attenzione sui pensieri che sorgono già meno tumultuosamente, badando a non seguirne alcuno: sembra allora che le_ idee passino davanti a noi quasi non percepite. Ben presto, durante corti periodi di cinque, dieci, trenta secondi, la vacuità mentale resta quasi completa, finchè giunge un momento nel quale non pensiamo più a niente.

  Questo stato deliziosamente languido, che sappiamo di poter far cessare appena ne avremo volontà, riposa meglio e più rapidamente del sonno più profondo. Infatti dormire è la sospensione di una sola parte dell'attività psichica.

  Con un po' d'abitudine, alcuni secondi sono sufficienti per metterci completamente nello stato d'isolamento durante il quale ricuperiamo rapidamente le forze spese in precedenza.

  Sembra che Napoleone avesse conoscenza di questo procedimento: alle volte i suoi ufficiali lo vedevano ritirarsi in disparte e stare immobile come se dormisse profondamente. Invece vegliava: se una causa urgente interrompeva il suo raccoglimento, manifestava istanta-. neamente una completa lucidità di spirito. Si dice, d'altronde, che la sua vigilanza non rallentasse mai nè di giorno nè di notte. Di certo, grazie ad un modo completamente sufficiente di riposo, egli ha potuto sopportare le schiaccianti fatiche delle sue campagne.

 

2. LA MEDITAZIONE. - Si tratta qui più che di classificare le idee relativamente allo scopo che ci proponiamo di raggiungere, di cercare nuove ispirazioni. Dopo una mezz'ora di isolamento sistematico, invece di chiudere la propria coscienza alle nozioni che vi giungono, bisogna, per meditare, spalancarla, lasciandovi agire tutta la catena delle recezioni, delle percezioni e dei con cetti, giunti dall'esterno o dall'accumulo mnemonico. Il solo controllo che occorre esercitare consiste nel paragonare ogni idea, a mano a mano che si manifesta, con i.grandi principi che abbiamo adottati ed a respingere precisamente le idee non conformi a questi principi: annotando rapidamente quelle che portano qualche nuova luce sui nostri piani, che precisano un particolare, una sfumatura, l'opportunità di una decisione che non eravamo ancora completamente decisi di prendere, ecc...

  La meditazione porta effettivamente nuove energie perchè trasforma le velleità in determinazioni precise, e lascia che le molteplici impressioni le quali restano sparse nel subcosciente, si riuniscano in possenti fasci incitatori d'azione.

3. L'OGGETTIVAZIONE. - Rimedio ad ogni indecisione, l'oggettivazione si utilizza quando ripugna alla volontà di affiancarsi alla migliore ragionevolezza.

  Quante volte ci troviamo di fronte ad una viva tentazione, di cui il soddisfacimento, pur procurandoci un piacere immediato, genererebbe' tutta una serie di conseguenze indesiderabili per l'avvenire? In tale momento conviene rappresentarci mentalmente, con la maggiore precisione, da una parte, quello che capiterebbe se seguissimo la nostra impulsività; dall'altra, ciò che motiva la repressione di questa impulsività.

   Il fondatore dell'ordine dei Gesuiti, questo fenomeno di volontà fanatica che (la un giorno all'altro seppe pie. garsi al passaggio da una vita di eccessi, ai rigori monastici, Ignazio di Loiola, sottomette i propri discepoli all'oggettivazione. Prescrive loro, per esempio, di rap. presentarsi l'Inferno con le sue fiamme, d'immaginarsi di subire la tortura provata dai dannati, l'orrore della prospettiva eterna di simile supplizio, ecc. Così, nel momento che capiterà loro l'occasione di un errore implicaute le pene eterne, le immagini terrificanti già oggettivate, saranno ricordate, aiutandoli a reprimersi.

  Nella vita ordinaria, l'oggettivazione ci sembra la chiave della rettitudine: se ci concedessimo il tempo per rappresentarci sotto forma completa le conseguenze logiche di ogni nostro atto, paralizzeremmo la maggior parte degli impulsi nefasti da cui nessuno di noi è esente. Per trarre partito da questo procedimento, si capisce che occorre già qualche allenamento per dominarci.

  Quando cerchiamo di determinarci per uno sforzo, la medesima pratica è bene indicata. Essa consiste allora nella contemplazione dell'immagine mentale, dei vantaggi che ci attendiamo dallo sforzo in questione, nel gustare anticipatamente la soddisfazione che ci darebbe: non occorre dire che l'attenzione ed il tempo concessi a questo esercizio sono la misura della sua efficacia.

  In generale l'oggettivare rapidamente ciò che desideriamo compiere, ne aiuta considerevolmente la realizzazione. Quando tracciamo un piano, se invece di contentarci di formularne astrattamente i diversi elementi, ce li rappresentiamo sotto forma concreta, nel modo più preciso e vivace possibile, sorge con chiarezza nella nostra mente il miglior mezzo per eseguirlo.

4. LA CONCENTRAZIONE. - Abbiamo già trattato sommariamente della necessità di pensare ad una cosa sola alla volta e di assorbirci intieramente di ogni oggetto proposto alla nostra attenzione dalle nostre ragionate deliberazioni. Per giungere ad una concentrazione della mente completa ed intensa, esistono diversi esercizi. Abbiamo indicato i più elementari; eccone adesso dei nuovi, graduali, dandosi ai quali otterrà il massimo vantaggio colui che mira a praticare l'influenza diretta della volontà sul proprio organismo, sulla mente degli altri e sulle cause secondarie del proprio destino.

-- Sforzatevi nel corso della vita ordinaria di non la sciar mai turbare la vostra stabilità mentale dalle manifestazioni dell'ambiente. A meno che una ragione oggettiva non vi determini a ciò dopo la deliberazione interna, non lasciatevi mai deviare dal vostro modo di pensare da alcun incidente.

   Se vi viene comunicata una notizia mentre siete occupato in un dato lavoro, mantenete il silenzio e non lasciate biforcare la vostra attenzione; se si cerca di ottenere il vostro parere, il vostro consenso, la vostra approvazione, se si cerca di commuovervi con parole adulatrici o di scherno, o di minaccia, non lasciatevi persuadere, restate calmo, flemmatico, non parlate, non spiegate il vostro atteggiamento, non manifestate neppure impazienza o malcontento. Importa soltanto che manteniate il primo vostro proponimento: resistere ad un derivativo esterno del vostro pensiero! Lasciate che le reazioni esercitate dalla vostra condotta su chi vi sta attorno, passino : non alimentatele.

  - Mettetevi in una posizione comoda, rilassate i muscoli; chiudete gli occhi e rappresentatevi mentalmente la forma grafica del numero 1. Quando sarete riusciti a costruirne un'immagine precisa, passate al numero 2, e continuate così fino al numero 9 incluso. Una volta allenati sufficientemente, in modo che la sfilata delle cifre si effettui rapidamente e con nettezza, attaccate la serie da 10 a 99, poi da 100 a 999 e così via di seguito. Questo esercizio che stanca da principio, eseguito con calma, sviluppa l'elasticità della mente, l'attenzione e la volontà.

  - Scegliete un oggetto di forma semplice ma un po' speciale, una boccetta, per esempio, dai contorni originali: ponetevela innanzi, ad un metro di distanza circa, e riprendendo la posizione precedente, studiate bene l'aspetto della vostra boccetta. Di tanto in tanto, chiudete gli occhi e rappresentatevi mentalmente il modello in questione. Finchè l'immagine che cercate di formare non assumerà un contorno perfetto, finchè noti riuscirete che ad immaginarne una porzione, persistete nel confronto della boccetta reale con quella immaginaria. Infine quando «possederete » la forma del modello, conservatela intatta, ricostruitela se essa diventa evanescente, e mantenete il vostro pensiero in questa rappresentazione dell'intelletto più che potrete.

  - Prendete una carta e due matite, cercate con una mano di tracciare un cerchio, coll'altro un quadrato.

  - Guardando una fotografia *ód attingendo dai vostri ricordi, costruite linea per linea, a mente, il ritratto di una persona. Se si tratta di qualcuno che frequentate spesso, appena chiusi gli occhi, vi sembrerà d'esservi riuscito; in realtà è l'impressione generale che scaturisce dalla fisonomia in questione che vi sarete ricordata, mentre l'oggetto dell'esercizio proposto consiste ad immaginarvi il viso del soggetto con precisione e completezza tali da potervi servire di questa immaginazione come di un modello per eseguire un disegno. Non bisogna che vi aspettiate di riuscire subito, ma riprovando sovente riuscirete.

- Dopo essersi abituati alla concentrazione mentale con oggetti isolati, si può passare ad immagini più complesse. Il vostro ufficio, o la vostra camera da letto, con tutti i piccoli elementi contenutivi, vi serviranno utilmente da modello. Supponete di trovarvi sulla soglia della porta con lo sguardo volto verso l'interno e che esaminiate nei minimi particolari ogni cosa che vi si trova, cominciando da destra e finendo a sinistra. Per ultimare l'esercizio, immaginatevi una vista d'insieme, cercando di mantenerla con tutta la sua precisione un quarto d'ora o venti minuti.

  In tramvai, in treno, per istrada od al teatro, fissate il vostro sguardo sulla nuca di una persona coll'intenzione precisa di vederla voltarsi. Non dovete ripetervi continuamente: «voglio che-guardi indietro, voglio che guardi indietro », ma affermate questa volizione sotto una forma concreta ed animata.. Supponete che il vostro « soggetto » senta il bisogno irresistibile di voltarsi e che, dopo un momento, compia questo movimento, che dovete « vedere » in anticipo, nettamente. In genere occorrono da due a cinque minuti per ottenere tale risultato.

  Quand'anche non si riesca a determinare questo movimento, l'esercizio ha il pieno effetto per chi lo compie.

5. L'AUTOSUGGESTIONE. - Autosuggestionarci significa ripeterci mentalmente una ingiunzione, una affermazione per impiantarcela solidamente nel cervello in modo che essa finisca per dominarvi le tendenze o gli elementi contrarii. All'inizio delle ricerche intraprese sull'ipnotismo, diversi praticanti furono colpiti nel vedere che una suggestione imposta ad un paziente esercitava su di lui una influenza molto profonda anche allo stato di veglia. Fra i fattori che entrano in giuoco nella produzione dell'ipnosi, sta l'attenzione aspettante, cioè l'idea fissa del soggetto che si aspetta di essere addormentato. Questo elemento basta da se stesso per immergere nel sonno ipnotico un certo numero di individui: nelle sedute ipnotiche, càpita spesso che due o tre persone s'addormentino guardando l'operatore ipnotizzare altri sog. getti; esse si immaginano così intensamente quel che deve provare colui che è ipnotizzato, che questa idea determina in loro effetti analoghi a quelli provati dal soggetto con l'esperimento che si compie sotto i loro occhi.

  Si sa, d'altra parte, che quando il campo della coscienza è accaparrato da una sola idea, questa esercita una influenza straordinaria sull'individuo. Vedremo nel prossimo capitolo come questa influenza reagisca sulla profondità dell'organismo, e come possa apportarvi perturbazioni importanti oppure la guarigione di malattie ritenute incurabili.

  Dopo avere acquistato una certa facoltà di cancentrazione, l'autosuggestione vi renderà i maggiori servigi.  La maniera più semplice dell'autosuggestione, ed anche la meno potente, consiste nella ripetizione meccanica di una formula, per esempio di quelle raccomandate nel primo capitolo. Quando comincia lo sviluppo della volontà, la loro debole azione è preziosa, e la poca attenzione che richiedono le mette alla portata di tutti.

  Ma per assicurarci risultati profondi e rapidi, conviene procedere per immagini. Per sviluppare per esempio una qualità qualunque, dopo aver.. ben definito in che consiste questa qualità e tutti i buoni risultati che consente, bisogna immaginarci di trovarci già in possesso di questo attributo e di vederci agire conseguentemente. Dunque non bisogna ripeterci verbalmente o mentalmente « posseggo la volontà, ho la memoria », ma sforzarci di vivere con il pensiero diverse circostanze nelle quali si manifesti volontà o memoria.

  Quando si tratta di combattere un difetto, è bene oggettivarne innanzi tutto le conseguenze, poi i vantaggi che si ricaverebbero sbarazzandosene. In seguito, come precedentemente, ci rappresente;Fmo diverse scene della vita reale. Le diverse occasioni in cui siamo vittime del difetto in questione possono essere evocate concretamente, immaginandoci ogni volta di dominare l'impulso o la tentazione e di provare la soddisfazione di questa vittoria.

  Sùbito prima del sonno l'autosuggestione opera in mo. do più efficace. Molte persone anche fra gli estranei alla cultura psichica, conoscono bene il procedimento per svegliarsi ad una ora data. Nel momento d'addormentarsi la concentrazione della mente sul perchè si deve alzarsi l'indomani a tale istante o tal'altro, basta generalmente allo scopo, ma comporta un sonno un po' agitato. Preferibilmente, invece di pensare all'opportunità di non perdere il treno o l'appuntamento in progetto, è meglio rappresentarci l'aspetto degli oggetti che ci circonderanno al momento che vorremmo che il sonno s'in terrompesse, i rumori che giungeranno dall'esterno nella camera da letto in quel momento, il risveglio in tuttii suoi particolari, associando questa idea colle precedenti. Per terminare, quando l'intorpidimento, precursore dell'inerzia psichica, comincia a farsi sentire, bisogna dirci più volte che il risultato desiderato avrà luogo.

   Vi sono delle autosuggestioni costanti dalle quali emana un potente conforto. Il sentimento del benessere fisico, risultante dall'osservanza dell'igiene razionale, tende a consolidare l'ottimismo, la fiducia in se stessi, la calma, l'energia. Esso aiuta a mantenerci nella disposizione mentale della speranza e della contentezza, arreca alla mente ogni sorta d'idee-forza. Ecco degli esempii: « riuscirò a dominare tutte le difficoltà », « sono determi. nato a riuscire », « ho tutto quello che occorre per agire con profitto nelle circostanze presenti », « sono sulla via del successo », « di giorno in giorno le mie forze s'accrescono », « la mia assimilazione è più precisa, la mia volontà è più forte, ecc., ecc. », le parole contano poco. I pensieri precedenti si formano in maniera differente in ogni cervello. Occorre aderire con tutta la nostra intelligenza a questi incitamenti e ricordarli al bisogno.

  Alle volte l'autosuggestione sotto una forma meno direttamente affermativa s'armonizza in miglior modo con la personalità specialmente nei timidi, negli esitanti, nei depressi. Questi ultimi, anche rappresentandosi le migliori immagini autosuggestive, si sentono dubbiosi riguardo alla loro efficacia. Più d'uno ci ha confidato che si sottometteva passivamente agli esercizi da noi descritti+ ma pure seguendoli, una voce interna, quella del dubgio gli insinuava : « tu sei troppo in basso, di troppa debole volontà, non riuscirai; questo non ha effetto su te, ecc. ». In casi simili, la soluzione consiste 'nel procedere progressivamente sostituendo per esempio all'affermazione: « sono calmo », questa: « mi sento meno agitato, di giorno in giorno proverò meno nervosismo e ben presto diverrò completamente calmo ». Egualmente, per combattere per mezzo dell'autosuggestione una abitudine inveterata, il sistema graduale sembra il migliore, il più sicuro. Si comincia col rappresentarci menò potenti i bisogni da soddisfare l'abitudine di cui vogliamo sbarazzarci, aggiungendo che la manifestazione stessa del bisogno sarà accompagnata da un principio di ripugnanza. Continueremo ogni giorno, diminuendo leggermente l'incitazione dannosa ed aumentando la ripulsione connessa.

A proposito dell'autosuggestione, possiamo ripetervi che il più piccolo sforzo lascia nella mente una traccia duratura. Nulla si perde nel campo psichico e il 'tentativo vacillante d'oggi, prepara l'energica e vittoriosa reazione di domani.

6. LA TRASFORMAZIONE DRTJT.F, FORZE. - Abbiamo giàinsistito sulla correlazione dell'equilibrio fisiologico e dello sviluppo psichico. La maggior parte delle malattie mentali trova miglioramento dopo qualche settimana di disintossicazione. La cultura della volontà richiede primieramente, almeno qualche quarto d'ora al giorno in principio, l'armonia delle funzioni organiche. Certi psichisti vanno più lontano. Partendo dal principio dell'unità della forza acquisito dalla fisica moderna essi pretendono che si possa ricavare l'energia mentale da qua. lunque sorgente fisica.' «L'allievo - dice Turnbull, nel suo 'Corso di Magnetismo personale' - dopo essersi appartato, dovrà mantenersi completamente dritto e con. trarre i muscoli del proprio corpo più rigidamente che può. Eccoci in presenza di una forza creata, ma non impiegata. Lo spirito dell'allievo si porterà quindi conardore sul desiderio che deve essere soddisfatto. La forza - espressione fisica, cioè la rigidità' dei muscoli, si tra. sformerà in forza     espressione mentale ».

   Secondo un altro ordine di idee, i seguaci delle scuole orientali praticano la respirazione profonda concentran. do la propria imente e la,propria attenzione per trarre a sè le forze ambienti ed incorporarsele. Aspirando lentamente l'aria, lo yoglii pensa : « assorbo le energie spar. se per l'atmosfera ». Egli conserva secondo l'aria inspirata nei polmoni pensando: « fisso in me queste energie ». Poi manda fuori l'aria inspirata dicendo: « scaccio l'aria, ma conservo integralmente le forze che conteneva e che mi sono appropriato ».

  Ovunque si usa una quantità d'attività, è possibile di captarne una parte per mezzo, di un semplice sforzo mentale analogo .a quello dell'assorbimento respiratorio: così per lo meno affermano gli occultisti ed i teosofi.

  Turnbull insegna nel suo « Corso » già citato, come trar partito dalla forza dei propri desideri. La teoria di quest'autore, benchè audace, ci sembra meritare una seria considerazione. « Il desiderio sotto ogni sua forma - così scrive, - è una corrente mentale carica di potenza, quella stessa potenza precisamente che l'uomo magnetico esercita sul suo prossimo. Quando dico corrente mentaleparlo letteralmente, non mi servo solamente di una metafora. Quando. cedete al desiderio, voi sprecate forza ediminuite per conseguenza -la vostra potenza d'ttrazione. La forza di desiderio si manifesta sotto un gran numero di correnti mentali come l'impazienza, la collera, la noncuranza, o la vanità; quest'ultima corrente è fra tutte, quella che probabilmente indebolisce di più. Il modo di procedere è dunque, appena avvertite una corrente di desiderio, di rifiutare di soddisfarla. Con questo sforzo cosciente della vostra volontà, vi isolate dalla scarica debilitante. Non crediate che questa abitudine di reprimere i vostri impulsi produrrà uno stato di torpore per cui il desiderio sarà annientato. L'effetto è contrario: il desiderio aumenta dieci volte più di forza ».

  Comprendiamo molto bene malgrado qualche oscurità il pensiero dell'autore citato: accumulare energie il cui uso sembra inutile, vuol dire costruirsi una sorta di batteria mentale, espressione di cui si serve Tunbull, una riserva alla quale si attingerà per agire e volere agire.

  Tutti gli agenti fisici possono essere considerati come fonti di conforto mentale. Attivando e regolarizzando gli scambi, l'idroterapia, per esempio, tonifica potentemente i nervi ed il cervello. I bagni di sole, le correnti di alta frequenza e sopratutto il magnetismo fisiologico hanno un'eccellente azione. Non occorre dire che bisogna at. tingere a queste fonti per utilizzare lo stimolo che vi troveremo per gli sforzi personali di cultura volitiva, e che nessuno saprebbe sostituire alla messa in opera ed all'allenamento delle proprie facoltà, l'azione esterna a lui stesso, di agenti fisici o l'influenza magnetica. Segnaliamo, per terminare, le cure complete del naturismo, tali quali si praticano nei diversi sanatori e che, a detta di quelli che le hanno provate, operano un vero rinnovellamento fisico e morale.

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