Il sonnambulismo naturale
È stato accennato nel capitolo IV che l'ipnosi si può
considerare nel suo stadio di sonno profondo come un sonnambulismo prodotto
artificialmente. Questo stato si può produrre su quasi tutti gli uomini.
Accanto a questo vi è anche un sonnambulismo naturale. Era i due stati sonnambulici
esiste indubbiamente una grande affinità ma vi sono anche delle differenze
notevoli.
In ambedue i casi la coscienza del soggetto è offuscata; ma mentre nel
sonnambulismo artificiale o sonno
ipnotico esso ubbidisce alla volontà dell'ipnotizzatore, nel
sonnambulismo naturale esso agisce sotto l'impulso della propria volontà.
Per stabilire il grado di affinità fra i due stati sono stati fatti degli
esperimenti e sono stati raccolti dei dati gia dal P'uysegur, il quale tendeva sopratutto a constatare
se allo stato di
sonnambulismo naturale si potesse intervenire con una volontà estranea e
trasformarlo così in sonnambulismo artificiale.
Uno dei casi più interessanti viene riferito da M. Don-net di Sisteron.
Questi aveva saputo che in una piccola località della Provenza, a Lambesc, vi
era un giovane cameriere che si alzava durante la notte e continuava il suo
lavoro abituale spiegando un'attività maggiore che allo stato di veglia e che
nello stato sonnambulico rispondeva a tutte le domande che gli si facevano e
che si poteva provocare lo stato sonnambulico chiamandolo per nome quando era
addormentato; allora si alzava e si prestava volentieri a tutti i giuochi che
venivano inscenati per soddisfare la curiosità dei presenti.
Spinto dal desiderio di paragonare lo stato di quel giovane con quello del
sonno ipnotico il Donnet si recò presso di lui alle dieci ore di sera dopo di
aver avvertito il personale della sua visita in modo da. rendere più agevole
l'esperienza da fare, facendo coricare più presto il giovane affinché egli lo
trovasse già addormentato e non sospettasse perciò di essere oggetto
di un esperimento.
Appena giunto a destinazione si chiamò a voce alta il giovane dicendogli
che un signore desiderava parlargli. Poco dopo apparve completamente vestito,
con gli occhi aperti ma vitrei. Ebbe luogo allora il seguente dialogo :
« — Anche voi, come tutti gli altri, siete spinto dalla curiosità di
vedermi nello stato in cui mi trovo : ma prima di tutto dovete assaggiare il
mio vino.
— Ben volentieri, ne berremo
assieme.
— Volete del vino rosso oppure
del bianco? ne ho di diverse qualità (si osservi che in quello stato si
appropriava tutto ciò che era in casa).
— Berremo del bianco, risposi.
Mi lasciò e si recò in cantina, senza luce, e ritornò tosto con una
bottiglia.
Bevemmo il vino, indi gli dissi :
— Come avete potuto
distinguere nell'oscurità le bottiglie di vino bianco da quelle di vino nero?
— Sapevo dove si
trovavano; ma anche se
non lo avessi saputo, sarebbe stato lo stesso, non mi sarei sbagliato.
— Come avreste potuto
distinguere gli oggetti nel buio?
— Non ho bisogno di luce,
perché tutti i corpi per me sono illuminati.
— Benissimo; ma tuttavia per
distinguere l'interno di un oggetto, di questa bottiglia, è ben necessario che
vi penetri la luce.
— Certamente, ed è ciò che mi
permette di vedere attraverso l'involucro.
— Data questa facoltà voi
potreste dunque vedere l'interno del mio corpo?
— Senza dubbio lo vedo.
— Potreste dunque dirmi se
sono malato o sano?
— Sono forse medico per
poterlo sapere?
E dopo un istante come se si fosse raccapezzato disse :
— Eh, veramente, io lo vedrei;
è così che ho visto la malattia della nipote della mia padrona; le avevo detto
di guardarsi, ma non ha voluto ascoltarmi, e la bambina è morta.
— Ma
poiché vedete il male che ci
affligge, potreste anche
indicarci il rimedio?
Dopo un di riflessione:
— Certamente che lo potrei; io
ho prescritto alla piccina una cura, e fosse siala applicata ella vivrebbe
ancora. E io stesso essendo malato ho trovato sul monte del Vernengues (a
distanza di due leghe dal posto ove ci trovavamo) una pianta che mi doveva guarire,
e ho potuto andarla a cogliere nello stato in cui mii trovo anche ora; feci un
infuso e lo presi; mi ha prodotto un'abbondante evacuazione di bile e di umori;
ciò mi ha ristabilito e mi ha ridato l'appetito. Io non sapevo nel mio stato
normale che cosa mi avesse purgato ; voi me lo faceste conoscere.
— E potreste dirmi il nome
della pianta?
— Oh, io non so il nome; è una
cosa molto amara.
Ma voi siete ben strano a farmi queste domande che nessuno mi ha rivolto
mai! Mi si considera come un pazzo o come un bambino. Mi si fa giuocare,
saltare, batter la cassa, indovinare le carte presentandomele a rovescio. Ma
son tutti giochetti, soltanto voi mi avete posto delle domande ragionevoli ».
Questo fatto presenta il massimo interesse perché riproduce meglio di
qualsiasi descrizione astratta la particolarità dello stato di sonnambulismo.
Si può quindi classificare i sonnambuli in naturali o indipendenti e in
ipnotizzati o subordinati. Nel sonnambulismo naturale il soggetto non farà mai
nulla che non sia capace di portare a compimento, e la possibilità costituirà
sempre una misura delle sue forze e dei suoi mezzi.
Il sonnambulo ipnotizzato, pur essendo dotato delle stesse capacità di
quello naturale, rimane legato alla volontà dell'ipnotizzatore, e non agirà né
parlerà mai di sua iniziativa ; non compirà mai degli atti straordinari perché
l'operatore lo impedirebbe.
Non tutti i malati di sonnambulismo naturale hanno le stesse qualità, certi
si limitano a parlare durante il sonno, senza potersi muovere o camminare,
altri non pensano che ai loro affari abituali, al lavoro giornaliero, e se ne
occupano durante il sonno. Il seguente esempio illustra meglio questo
particolare:
Un garzone cuoco cadeva nel sonnambulismo tutte le sere alle otto. Chiudeva
gli occhi e non udiva più che il suo capocuoco di cui continuava ad eseguire
puntualmente gli ordini; dopo aver fatto ordine in cucina ed eseguito tutto il
suo lavoro, andava tranquillamente a coricarsi ; soltanto era necessario che un
domestico avesse la precauzione di spegnere la luce. Durante il sonnambulismo
questo ragazzo cantava mentre eseguiva il suo lavoro, oppure si intratteneva in
discorsi con i suoi camerati e cogli amici, immaginandosi probabilmente che si trovava in una
riunione di divertmento.
Il Puysegur volle vedere quest'uomo ed aveva 1 intenzione di ipnotizzarlo
quando si trovava nello stato di sonnambulismo. Allo scopo si fece introdurre nella cucina ove il
ragazzo lavorava e vi giunse prima delle otto, che rappresenta l'ora critica in
cui sopraggiungeva lo stato sonnambulico. Il ragazzo era tutto assorto nelle
sue occupazioni, e all'inizio non si notava alcun cambiamento nel suo contegno.
Il Puysegur gli rivolse la parola, ma quello non rispose, e non intese nemmeno
il cuoco quando gli ordinò di rispondere. Non essendo possibile
stabilire il rapporto a mezzo della conversazione provò a toccarlo; ma
il ragazzo lo respinse e lo minacciò quando ritentava di toccarlo. La sua ira,
che era sempre di breve durata, svanì ben presto ed egli riprese il suo lavoro.
Dopo parecchi tentativi del genere dovette rinunciare al suo proposito e se ne
andò.
Dopo qualche giorno il Puysegur ritento la prova, riscontrando una minore
resistenza ma non riesci tuttavia a produrre in lui il sonno ipnotico.
In un altro caso, in cui lo stesso autore tentò diipnotizzare un fantino che era affetto da sonnambulismo ebbe
pure risultato negativo. Durante il sonno cercò di stabilire il rapporto
necessario per l'ipnosi, ma il soggetto non rispose alle domande che gli furono
rivolte, e non fu possibile ottenere dei risultati soddisfacenti.
Ciò stante si deve
concludere che pur presentando i due stati di sonnambulismo
delle innegabili affinità in quello naturale il
soggetto rimane completamente indipendente dalla volontà di estranei ed
in queste condizioni essa dà libero sfogo alle sue tendenze. Mancano in questo
caso le direttive dell'ipnotizzatore mentre i propri freni inibitori subiscono
una profonda alterazione, senza pero essere del tutto eliminati come avviene nel sonno
ipnotico.
Abbiamo visto pure che nel sonnambulismo naturale si hanno come nell'ipnosi
dei fenomeni di chiaroveggenza, come si riscontra nel caso citato dal Donnet.
Un altro caso pure citato dal Puysegur illustrerà meglio questa facoltà latente
che si manifesta nei sonnambuli.
Nel corso di una lunga e crudele malattia, che si era mostrata ribelle ad
ogni aiuto del medico, una signora divenne sonnambula; in questo stato parlò
diverse volte della sua malattia e dei mezzi da usare per guarirla ma nessuno
vi fece attenzione. In seguito la di lei sorella chiamò a sé degli esperti per
raccogliere le rivelazioni che la malata faceva durante il sonno. La cura è
stata poi applicata coll'intervento del medico e di un farmacista e portò alla guarigione.
Va notato che il fenomeno del sonnambulismo naturale è abbastanza raro e si
sviluppa di solito per effetto di avvenimenti emozionanti, come seguito
dell'esaurimento oppure di disordini.
Esso non presenta però per noi nessun particolare interesse, in quanto
viene a mancare, come lo illustrano i casi riportati, l'elemento della
suggestione che costituisce la parte più interessante dell'ipnotismo e che è
stato oggetto principale di questo breve studio.
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