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 Il tono e la modulazione della voce, i gesti

 

Abbiamo già accennato alle problematiche inerenti l’articolazione e la pronuncia. Ma come dovrebbe procedere dal punto di vista “sonoro” per così dire, un discorso ben fatto, un bel discorso? Il primo dovere di un oratore è quello di farsi sentire, forte e chiaro, senza tuttavia urlare. È possibile ottenere questo risultato, imparando a gestire correttamente la respirazione. Senza le giuste pause sareste obbligati a inspirare in modo coatto magari interrompendo lo slancio enfatico di una asserzione entusiasta perché vi manca il fiato, e queste inspirazioni “di emergenza” davanti a un microfono sembrerebbero delle esplosioni. Imparate a dosare l’aria che immettete nei vostri polmoni in ordine alla durata delle frasi e fate delle prove per capire quanto tempo riuscite a parlare senza inspirare. Questi esercizi vi aiuteranno a capire quali sono i vostri limiti fonatori e a non forzare la mano rischiando brutte figure.

Esponete i vostri argomenti con pacatezza e calore, ma senza eccessiva enfasi, utilizzando delle brevi pause, talvolta impercettibili, seguite da lievi accelerazioni utili a sottolineare determinati contenuti. Imparate dai grandi scrittori: prendete un libro di buoni racconti e leggetene qualcuno a voce alta, gestendo le pause, le accelerazioni, il respiro. Fate finta di essere lo scrittore stesso che racconta verbalmente ai lettori la vicenda. È un metodo semplice dal quale tuttavia potrete trarre grossi vantaggi. Non solo migliorerete la vostra articolazione fonetica, ma imparerete nuovi modi di dire e di comunicare.

Parlare agli altri significa rivelare parte della propria personalità. I gesti e gli atteggiamenti ci rendono più trasparenti agli occhi di chi ci guarda. Durante una esposizione verbale per molti è inevitabile gesticolare. Si tratta di quei movimenti muscolari involontari difficilissimi da controllare che tuttavia dovete cercare di tenere sotto controllo. I gesti importanti invece sono quelli volontari, che aiutano gli altri a comprendere meglio: un gesto della nostra mano può indicare un’apertura, tenere una mano sospesa può sottolineare un argomento e rafforzarlo, immobilizzare il capo per un attimo può indicare una aspettativa o una delusione, sospendere il fiato e osservare il pubblico può esprimere una ricerca di approvazione. Insomma, il cosiddetto linguaggio non verbale che consta degli atteggiamenti del nostro corpo è estremamente importante per comunicare e per affascinare il pubblico.

Secondo alcuni studiosi la comprensione di un discorso è determinata per un 10% dai suoi contenuti, per un 40% dagli aspetti formali che caratterizzano testo e relatore, ovvero dalla scelta dei vocaboli e della articolazione vocale,  e per ben il 50% dal linguaggio del corpo. Secondo altri autori il 35% della comunicazione verbale nasce dalle parole, il resto dalla gestualità e dagli atteggiamenti. Possiamo discutere su queste percentuali, ma resta il fatto che nel parlare ad un pubblico, i gesti, lo sguardo, la mimica, gli atteggiamenti del nostro corpo, possono condizionare, e non di poco, le nostre comunicazioni verbali.

Gli oratori più esperti utilizzano i gesti, le pause, i sorrisi, per affascinare il pubblico. La gestualità può conferirvi quella magia che manca alle vostre parole e contribuire in tal modo al vostro successo. Ricordatevi che anche il vostro corpo parla, comunica sensazioni, esprime pensieri e spesso, proprio la postura, la mimica, lo sguardo, dicono quello che non dite con le parole.

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