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IL TRATTAMENTO MENTALE DELLE MALATTIE

 

La base emozionale di ogni trattamento mentale. - Effetti curativi dell'azione psichica. - Scelta del guaritore. - La catena. - Direttive generali. - Durata dell'azione giornaliera. Le malattie croniche. - Le malattie psichiche, abituali, tossicomania, perversione, monomanie, ossessioni, ecc- -

Azione inconsciamente deleteria di certi ambienti. - Il pensiero può uccidere. - Importanza di un morale alto per il malato.

L'efficacia di un trattamento per azione mentale esige, prima di tutto, da parte dello o degli sperimentatori, un vivo sentimento di compassione verso il malato e verso quelli che soffrono per il suo stato. Conosco esempi di bambini malaticci che l'amore di una madre, materialmente molto limitata, è riuscito a poco a poco a fortificare fino alla «robustezza. Ho visto dei moribondi richiamati alla vita e anche corpi inerti risuscitati dall'irradiazione vitale di uno dei loro cari, iniziato ai metodi di questo libro. Certamente, l'amore, per quanto sia intenso, non riporta sempre sulla morte una vittoria decisiva. Vi sono irreparabili usure, fatali lesioni, incoercibili insufficienze. L'azione mentale trasfonde nell'organismo in pericolo energie che possono sostenere le sue autoreazioni curative, ma se l'organismo manca delle ultime risorse indispensabili per reagire a suo vantaggio, la guarigione non si produce. Numerosi restano, tuttavia, quelli che si potrebbe salvare; agli altri, almeno, terremo su il morale, attenueremo le sofferenze, prolungheremo la vita.

  Dovrebbe sempre essere una persona vicina ad intraprendere la cura, un parente, un amico intimo, veramente simpatico al malato e animato dal più vivo desiderio di alleviare le sue sofferenze. Pur lasciando a un individuo così qualificato il compito di condurre l'iniziativa dell'intervento, parecchie persone scelte tra le più affezionate al paziente possono unire i loro sforzi a quelli del principale operatore. Una catena di volontà compie a volte veri miracoli, soprattutto composta di tanti uomini e tante donne, escluso l'operatore, al fine di rispettare la legge polare dei concorsi fluidici. Le pratiche occulte consigliano vivamente di prolungare questa catena nell'invisibile evocando il ricordo di persone scomparse che hanno amato il malato, - ciò attrae la loro influenza - e anche chiamando in aiuto gli Esseri superiori quali li concepiamo.

   L'operatore e i suoi eventuali collaboratori sceglieranno ogni giorno un momento in cui si possono riunire, almeno un momento in cui ciascuno, isolatamente, possa disporre, là dove si trova, del tempo per unirsi all'intenzione degli altri. Concentreranno i loro pensieri sull'immagine del malato * e, lasciando libero corso ai buoni sentimenti nei suoi riguardi, deploreranno le sue sofferenze e esalteranno in se stessi il desiderio di attenuarle, di annullarle, di irradiare su di lui la loro carica vitale per confortarlo, e guarirlo. L'attenzione di ciascuno dovrebbe essere in seguito fissata, per dieci-quindici minuti, sui diversi pensieri che precedono. L'operatore si preoccuperà anche di tracciare una specie di programma comportante un certo numero di formule. Ogni collaboratore penserebbe così in perfetto sincronismo con tutti gli altri. Naturalmente non si tratta semplicisticamente di ripetere delle parole, ma di vivere interiormente, di sentire il loro significato, di animare delle immagini, di vibrare emotivamente.

  Dopo aver messo in pratica i suggerimenti precedentemente elencati, ecco ciò che conviene prendere in considerazione tra le suggestioni terapeutiche. Dapprima il sonno, perché è principalmente grazie al sonno che l'attività organica si mette in moto, con azione terapeutica.* Suggestionare il paziente con l'idea che egli dorma a lungo, tranquillamente e profondamente; raffigurarselo mentre dorme con una espressione del volto distesa, serena; poi vederlo risvegliarsi con una sensazione di benessere, di sollievo. Pensare in seguito alle sue disposizioni morali, infondergli la speranza, la serenità, la convinzione che ci si occupa con sollecitudine di lui, la certezza che la catena. di volontà concentratesi per guarirlo dispone di una forza ben superiore all'azione degli agenti avversi. Tentare anche di raffigurarsi con una precisione anatomica lo stato attuale degli organi malati. Seguire con il pensiero il ristabilirsi delle funzioni turbate, stimolarle, regolarizzarle con l'intenzione. Infine, tradurre in immagini la guarigione, la convalescenza, il ritorno alla normale attività. L'ultima rappresentazione è di grande importanza.

  Come per ogni altro intervento telepsichico, due sedute giornaliere di 45-60 minuti sono necessarie. Non occorre dire, d'altra parte, che il trattamento mentale non esclude affatto l'intervento medico comune.

Nelle malattie croniche, si consiglierà prima di tutto all'interessato di conformarsi a tutte le regole di igiene alimentare e generale richieste dal suo caso. Si riempirebbe più rapidamente l'urna senza fondo delle Danàidi piuttosto che guarire un paziente dedito agli eccessi o anche all'uso moderato di una qualsiasi cosa che sia antifisio-. logica.

   * All'epoca della Medicina nei Templi, il Somnus medicus costituiva l'ultimo rimedio dispensato a tutti i mali. Più vicino a noi, la Neuroipnologia del Dott. Braid, ha riproposto il ruolo terapeutico del sonno.

   Si può trattare e guarire con l'azione mentale le cattive abitudini, le tossicomanie, le perversioni, le monomanie, la tendenza al suicidio. Per questo, lungi dall'usare suggestioni categoriche e restrittive, bisogna convincere l'interessato che l'ossessione, l'inclinazione, la paura di cui soffre gli diventa sempre più indifferente, che essa non lo turba, che lo trova passivo, che gli lascia la sua piena sincerità. Insomma si deve immaginare che l'impressionabilità del soggetto diminuisca nei riguardi dell'agente morboso. Parallelamente, si cercherà di comunicargli ogni tipo di pensiero, di sentimento, di desiderio, antagonisti di quelli che lo agitano e devono essere soppressi. Si risveglierà tutte le buone disposizioni suscettibili di escludere la presa del male.

   Le persone che circondano uno psicopatico, a meno che non siano iniziate, ostacolano quasi sempre inconsciamente la sua guarigione. Parecchie persone si rattristano, per mesi e per anni, in modo apprensivo, angosciato, disperato, attorno al malato. Le loro influenze psichiche sommate costituiscono una forza, ed erroneamente orientata. Non pensano forse che egli non saprà fermarsi, correggersi, che il suo male ereditario o acquisito, è incurabile, che domina il malato e finirà per distruggerlo? Altrettante suggestioni che spingono il disgraziato a continuare. Vedere in anticipo un aggravamento e ritenerlo inevitabile, anche se ce ne addoloriamo moltissimo, significa condizionarlo, a meno che una violenta rivolta interiore non accompagni questi pensieri apprensivi. Così, l'influenza psichica può uccidere come può altrettanto sicuramente guarire. Come l'odio e la bramosia di un'eredità, la costernazione passiva può scavare una -tomba prima del tempo.

  L'antica abitudine delle maledizioni e imprecazioni, considerata di solito soltanto un atteggiamento retorico, conosceva la forza formidabile delle intenzioni profondamente sentite, intenzionalmente intense, e chiaramente espresse. Careo, Datan e Abiron fulminati al gesto di Mosé, Anania colpito a morte da Pietro, Laubardemont convocato da Grandier a comparire, tempo un mese, al tribunale dell'Invisibile; più vicino a noi Stanislas de Guaita e Boullan,* e numerosi fatti meno conosciuti testimoniano tutti del potere omicida del pensiero.

  Senza che nessuno neanche vi pensi, coloro che abitualmente sono in preda a stati d'animo ostili, malevoli, sono in sintonia cerebrale con le miriadi di vibrazioni psichiche, analoghe alle loro, che si incontrano nell'atmosfera. Essi subiscono l'effetto distruttivo di tali vibrazioni e ne soffrono. Da ciò deriva la necessità, in ogni trattamento, di aver riguardo a1 morale del malato, di spingerlo a dimenticare le contrarietà e le offese, d'incitarlo alla benevolenza, alla bontà.

   * Questi due sperimentatori, simultaneamente si inflissero, per via iperfisica, dei colpi dei quali morirono entrambi

 

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