CONTROINDICAZIONI,
DIFFICOLTA', SUGGERIMENTI
Se non si è dotati di un minimo
di vigore funzionale, la fatica che deriva dalle emissioni
telepsichiche tende volentieri a trasformarsi in depressione, grazie
a cui può sopraggiungere più di uno squilibrio.
Per i diatesici
renali e generalmente per coloro che hanno difficoltà di
eliminazione, sarebbe prudente astenersi. Ogni
dispendio cerebrale inusitato richiede in effetti uno sforzo
supplementare del rene e dei suoi collaboratori.
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La pletora degli intossicati
gravi appesantisce assai il loro psichismo per dissuaderli
dall'azione a distanza. Ma se, per avventura, uno di essi vi si
impegnasse troppo attivamente, correrebbe un serio rischio di
congestione.
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Gli individui agitati,
ossessionati, depressi, coloro per i quali la deliberazione del
pensiero non ha alcuna presa sull'impulsività emotiva e immaginativa
peggiorano in genere la loro condizione senza alcun profitto
praticando l'azione telepsichica. Dovrebbero prima di tutto
impegnarsi per acquisire il controllo su se stessi che fa loro
difetto e senza il quale non vi può essere né elaborazione, né
concentrazione, né emissione efficaci.
Se dopo ogni seduta, non si
sa come riprendere il controllo di sé, fissate il pensiero su un
oggetto di per sé distensivo e, in ogni caso, estraneo alle
preoccupazioni per de quali abbiamo appena faticato; è facilissimo
altrimenti cadere nell'ossessione, essere dominati da un'idea fissa,
madre della demenza. Del resto si recupera solo in modo
insufficiente le proprie forze e ne deriva un senso di stanchezza.
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Accade a volte che il giorno
in cui qualcosa non va come si vorrebbe, ci venga in mente di
procurarci un trattrato di ipnotismo - nonostante la nostra profonda
indifferenza, fino a quel momento, alle questioni psichiche - con la
convinzione di trovarvi il modo di risolvere sull'istante qualsiasi
difficoltà. Chi avrebbe tuttavia la pretesa di stenografare un
discorso immediatamente dopo l'acquisto di un trattato di
stenografia? Non ci si improvvisa sperimentatore dall'oggi al domani,
per il semplice motivo che si avrebbe bisogno di esserlo. Bisogna
impegnarsi per capire, poi passare alla pratica.
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Se un chimico pretendesse,
col pretesto che ne ha immediatamente bisogno, di comporre un
prodotto in un tempo inferiore a quello che occorre per la sua
elaborazione, verrebbe considerato con una certa inquietudine.
Nonostante questo, sono numerosi gli individui `logici' che chiedono
alla telepsichia risultati molto più rapidi di quanto non permetta
il caso, soltanto perché hanno fretta di ottenerli.
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Aver fretta non conferisce
speciali predisposizioni. Non vi sono risultati insieme importanti e
immediati in telepsichia. È la ripetizione che crea la forza della
suggestione ed è l'assiduità che conferisce facilità - sempre
relativa, del resto.
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Molti si credono incapaci di
influenza; molti altri si credono capaci, senza notevoli sforzi, di
effetti immediati e apprezzabili. Alcuni comprendono la difficoltà,
l'affrontano risolutamente, e la demoliscono a poco a poco con una
incrollabile costanza: soltanto questi raccolgono il successo.
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Prima di ogni azione a
distanza, non si valuterà mai abbastanza le conseguenze che avrebbe
il conseguimento di ciò che si desidera. Alcune sono inevitabili ed
è bene esaminare attentamente se esse non faranno pagare troppo cara
la soddisfazione da cui esse derivano; altre potranno essere evitate
a condizione di specificarne l'intenzione nel piano generale di cui
abbiamo parlato (vedi capitolo III).
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Quasi tutti siamo in grado di
elaborare sufficiente energia psichica per ottenere risultati
decisivi per tutto il resto dell'esistenza, per mezzo dei
procedimenti esposti nel presente volume. Ma tanto più è ricca l'elaborazione
tanto più forte è la tensione all'esteriorizzazione. Tale tensione
determina impulsi a cui non si pensa neppure di resistere.
Tuttavia, tutte le opere analoghe alla mia in-dicano
prolissamente che cedere all'impulso, significa lasciare dissolvere
dell'energia psichica.
È positivo che le persone
colleriche dispendano in manifestazioni esterne generalmente
inoffensive il formidabile dinamismo uscito dalle loro collere. Se
riuscissero a trattenersi dall'esplosione verbale, dai colpi di
pugno sul tavolo e dal rompere oggetti, potrebbero provocare dei
guai più disastrosi. Vigore propulsivo del pensiero, ardore
passionale, violenza dell'animo costituiscono veri scettri a
condizione di prendere l'iniziativa del loro controllo.
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Controllare la spontaneità
significa dominare il destino. Quelli che reggono il mondo sono
degli individui che hanno saputo prima rendersi padroni della
formidabile impulsività naturale e l'hanno così trasformata in
potenza dominatrice e realizzatrice. Non arrivo a dire che basta
dominarsi per governare il mondo, naturalmente. Affermo invece che
la prima condizione per diventare un uomo eminente è una vitalità
innata eccezionale. * Ma sull'individuo fermamente capace di
autocontrollo, dal triplice punto di vista sensoriale, emotivo e
immaginativo, il destino ha molto meno presa che sugli altri. L'uomo
che arriva a guidare il proprio pensiero si libera quasi di ogni
influenza, anche collettiva. Con l'instaurazione di un solido
principio interiore, opposto agli insegnamenti Jibertari, ciascuno
può conquistare la sua libertà.
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Se ci è impossibile cambiare
radicalmente _ gli elementi psichici e psicologici di cui ci ha
dotato la natura, possiamo però con metodo trarne il. massimo di
utilità e di vantaggio. Così, esercitandosi correttamente secondo le
proprie forze, si accrescono e rendono più duttili tali elementi.
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Dati i limiti di spazio, ho
dovuto raccogliere in un volume una somma di nozioni accumulate
durante venti anni di osservazione giornaliera. Non meravigliatevi
quindi di dover a volte meditare un po' sul testo per capirlo
bene. |